Il libro di Michael Dillon, intitolato ‘Dobbiamo parlare di Xi – La storia segreta del più potente leader del mondo’.
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Un’occhiata alla biografia, scritta da Michael Dillon, del leader assoluto della Cina.
Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 20 Maggio 2025 - Ore 13:30
[Pagina 15]
«È deciso a diventare l’uomo in grado di salvare il Partito e la nazione [...] Deve conquistare il potere nel Partito, nel governo, nell’esercito, nella polizia e nell’ideologia per rinnovare il paese».
(Chen Daoyin, Università di Scienze politiche e giurisprudenza di Shanghai, «Voice of America», marzo 2023.)
Com’è riuscito Xi Jinping a mettersi in una posizione tale da essere paragonato al presidente Mao? Molti commentatori informati lo giudicano la guida politica cinese più potente dopo Mao. Che cosa ha fatto Xi di diverso dai suoi predecessori per giustificare una simile opinione? Per rispondere a queste domande, occorre scavare più a fondo nella struttura politica della Repubblica popolare cinese. Xi detiene le altisonanti cariche di presidente della Cina, segretario generale del PCC e presidente della Commissione militare centrale: le tre principali funzioni dello stato cinese. Ma cosa significa?
[Pagine 34, 35]
Xi Jinping fu mandato nel villaggio di Liangjiahe, nello Shaanxi settentrionale, un’area povera e relativamente isolata della Cina nord-occidentale, una di quelle regioni che avevano avuto un ruolo importante nell’ascesa del PCC e nella sua resistenza alle forze di invasione giapponesi. Inoltre, e forse non a caso, era vicina alla città natale del padre. Il giovane Xi trascorse circa quattro anni nelle fattorie dello Shaanxi settentrionale, lavorando sodo alle faticose attività agricole, che avrebbe descritto più volte in svariate note autobiografiche, fra le quali la seguente, tratta da “Taizidang he gongqingtuan” (I principini e la Lega della gioventù comunista) di Xia Fei, pubblicato da Hong Kong Mirror Books nel 2007:
«Per un intero anno non riuscii mai a riposarmi, a meno che non fossi davvero malato. Vivevo in una grotta con [i contadini], tagliavo il fieno per il foraggio sotto la pioggia e al vento, e di notte sorvegliavo gli animali. Portavo le pecore al pascolo e facevo ogni tipo di lavoro. All’eposa riuscivo a portare 200 jin (100 chili) di grano sulle spalle per 10 li (5 chilometri) lungo una strada di montagna senza dover spostare il carico da una spalla all’altra».
[Pagina 45]
A quel tempo, all’interno del partito esistevano solo due grandi fazioni: quella di shanghai e quella della Lega della gioventù. La fazione di Shanghai era in declino e, agli occhi di molti membri del PCC, la Lega della gioventù era diventata arrogante, prepotente e impopolare. Xi Jinping arrivò a Shanghai da outsider, ma non senza connessioni con la città e la sua economia.
Lo accompagnava anche la fama di essere profondamente contrario alla corruzione e fortemente favorevole alla riforma della istituzioni e dell’apparato burocratico. «I vermi riescono a vivere solo nel marcio», disse al Politburo, lamentandosi della corruzione che vedeva «imperversare» nel Partito. Un discorso che pronunciò davanti alla Commissione centrale per l’ispezione della disciplina – l’equivalente cinese del KGB o della Gestapo – si intitolava «Il potere deve essere ingabbiato dal sistema»: «in gabbia» avrebbero dovute essere rinchiuse le «tigri» e le «mosche» della corruzione. In un altro discorso tenuto davanti allo stesso organo, Xi citò la poesia “Fuori le mani dalle tasche altrui”, opera del rispettato comandante dell’Esercito popolare di liberazione e politico Chen Yi: «Non provare ad attingere alle casse pubbliche perché il destino della mano di un ladro è di essere catturata». I membri del Partito non amano parlare di corruzione o di come questa venga contrastata, a alcuni mi hanno fatto capire quanto siano temuti gli agenti di sicurezza interna.
[Pagina 51]
«La conservazione del Partito è più importante della conservazione della legge».
(Evan Osnos, «New Yorker», marzo 2015.)
Xi Jinping è stato criticato per essere eccezionalmente autoritario e il suo stile di governo è sovente descritto come un «nuovo autoritarismo». La qual cosa certo non sorprende dopo il rafforzamento della sorveglianza di massa, il giro di vite su Internet e su varie aziende tecnologiche e la repressione di ogni forma di opposizione e dissenso a Hong Kong e nello Xinjiang. Ma chiariamo una cosa: la Cina non ha mai conosciuto alcuna forma di democrazia. La struttura politica che possiamo osservare oggi è l’esito di secoli di governo di despoti autoritari: imperiali, nazionalisti e comunisti. Quindi, davvero Xi è così diverso da quanti lo hanno preceduto alla guida del paese?
Michael Dillon
DOBBIAMO PARLARE DI XI
La storia segreta del più potente leader del mondo
Chiarelettere – 2025 – Pagine 162 – Euro 16
ROSETO.com
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