Fuochi d’artificio squarciano il cielo sopra Roseto degli Abruzzi. 

Alle 6 del mattino, il pullman che riporta gli eroi irrompe in Piazza Olimpia. 

È un tripudio di colori biancazzurri che si confondono con i fumogeni rossi e la fascia tricolore del sindaco, Mario Nugnes, in prima fila ad attendere la Pallacanestro Roseto che, partita in Serie B, ritorna in Serie A2. 

I protagonisti scendono alla spicciolata, accolti da salve di applaudi e petardi. Per ultimo, portato da coach Franco Gramenzi – demiurgo più che coach della squadra – scende il trofeo, che diventa subito patrimonio della città per volere di una squadra che ha sposato il Lido delle Rose fin dal giorno del raduno. 

A gruppi, i tifosi insonni tornati da Mestre e quelli che hanno fatto mattina ad aspettare i propri beniamini, posano con la coppa che significa Serie A2 e con i protagonisti. 

La comunità rosetana s’illumina d’immenso, distillando allegria in prossimità della riva del Mare Adriatico, al termine di un poderoso naufragio emozionale che non dimentica il fatto che l’ultima promozione sul campo in Serie A2 è lontana addirittura 27 anni: c’era ancora la lira, non esistevano i social media. 

Il primo a parlare è Andrea Pastore, laziale di Latina, che irrompe con un allegro: «Me cojoni!».

Gli fa eco il samurai brianzolo, Alessio Donadoni, che chiosa: «A giochi fatti, penso che nessuna squadra meritasse più di noi di vincere il campionato. Onore al popolo rosetano, che ci ha seguito in trasferta, ovunque, oltre a sommergerci in casa col suo grande affetto: l’abbiamo vinto insieme questo campionato! Un’emozione più grande di questa non l’avevo mai provata». 

Sorriso largo e meraviglia anche per il giovanissimo Dimitrije Stankovic, che riassume: «Questo spettacolo di tifosi mi fa sentire come nella mia Serbia». 

La multinazionale emozionale del Roseto comprende anche Lukas Aukstikalnis. Il “LiTuono” osserva: «Sono davvero orgoglioso di essere parte di questa società e di questo popolo. Per me è stata una stagione fantastica, visto che oltre al Campionato e alla Supercoppa ho vinto anche il titolo di miglior giocatore del campionato. Grazie quindi a Roseto, al coach, alla squadra e ai tifosi per tutta questa gioia». 

Continuando a est, il lungo di origini bielorusse, Kiryl Tsetserukou, è al solito laconico e asciutto, ma dice molto: «Questa stagione è stata così bella e soddisfacente che ricomincerei domani a giocarla». 

Dalla Bielorussia alla porta dell’est, Trieste, per l’uomo della Bora, Nicolò Dellosto, che sottolinea: «Rispettare le aspettative non è mai semplice. Per questo credo che la nostra sia stata una grande stagione, che ci ha visto primeggiare sempre vincendo Supercoppa e Campionato. Siamo stati bravi e abbiamo lottato duramente per conquistare questi allori». 

Capitan Brian Sacchetti sorride quando gli si fa notare che dopo il “Triplete”, vinto con Sassari in Serie A1, a Roseto ha vinto il “Double” e commenta dall’alto della sua esperienza ammantata di Scudetto: «Prima di finire il lavoro, le belle parole restano solo parole. Dopo questi playoff, conseguenti a una grande stagione regolare, possiamo dire di essere stati autori di un campionato speciale, giocando una pallacanestro bella e vincente». 

Giordano Durante, veneto di Montebelluna trionfatore a Mestre, porta ancora la retina/trofeo appesa al collo e sorridendo osserva: «Giocare con metà palazzetto pieno di rosetani è stato incredibile. Grazie a loro!». 

Edoardo Tiberti sottolinea la stagione incredibile, Vincenzo Guaiana dedica il campionato a una piazza che lo meritava fin dallo scorso anno, il vice allenatore Nando Francani e il team manager Antonello Ruggiero gioiscono per aver vinto nella città in cui vivono con le loro famiglie.