Roseto degli Abruzzi, 24 maggio 2025. Gianella Espedale con il trofeo della promozione in Serie A1 e la retina al collo, da MVP, al termine di Gara 2 fra Panthers Roseto e Costa Masnaga.
Roseto degli Abruzzi, 24 novembre 2024. Gianella Espedale, al centro della foto, vittoriosa ma triste al termine di Panthers-Vicenza.
Roseto degli Abruzzi, 1 dicembre 2024. Gianella Espedale, intervistata come MVP, al termine di Panthers-Bolzano.
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In occasione della conferma della giocatrice oriunda argentina, una storia che testimonia quanto sia stata eccezionale e densa di emozioni la stagione 2024/2025.
Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 28 Giugno 2025 - Ore 20:45
Gianella Espedale giocherà con le Panthers Roseto, in Serie A1, nella stagione 2025/2026.
L’ufficializzazione della conferma è arrivata martedì 24 giugno, con la società rosetana che nel comunicato ha ricordato la stagione di Serie A2 in crescita dell’oriunda argentina classe 2005 – fresca di cittadinanza italiana arrivata proprio dopo la promozione – evidenziando i numeri della serie finale dei playoff contro Costa Masnaga: 15 punti con 3 su 4 da tre in Gara 1 e, soprattutto, la mostruosa prestazione nella decisiva Gara 2 con 23 punti (dei quali 17 in un quarto periodo leggendario) e 4 su 6 da oltre l’arco.
La conferma di Gianella Espedale è il giusto momento per raccontare uno dei tanti accadimenti speciali di questa irripetibile stagione 2024/2025, che mi ha visto giornalista e telecronista fortunato nel raccontare la promozione delle Panthers Roseto in Serie A1 Femminile e quella della Pallacanestro Roseto in Serie A2 Maschile (oltre alla vittoria della Supercoppa).
Questa annata sportiva – unica in 104 anni di pallacanestro rosetana per risultati – è stata infatti impreziosita da numerosi fatti speciali. Uno di questi mi coinvolge, insieme alla giocatrice.
Tutto gira intorno a una lettera, che scrissi a Gianella lunedì 25 novembre 2024, dopo averla vista in lacrime – abbracciata e consolata dalla dirigente Vera Ruggieri – al termine della partita vinta dalla Panthers contro il Vicenza per 64-47 il giorno prima: domenica 24 novembre.
La ragazza stava piangendo in panchina, a fine gara, perché aveva fatto virgola giocando pochi minuti, quindi non riusciva a gioire completamente della quinta vittoria consecutiva della sua squadra e io, vedendola con la coda dell’occhio mentre intervistavo altre giocatrici, ero rimasto colpito dalla poesia di quell’abbraccio materno di Vera a Gianella.
Così le scrissi una lettera utilizzando Messenger, anche se avevo chiesto – ottenendolo – il numero di telefono al team manager Giorgio Pomponi, che poi non usai perché mi sembrava troppo invasivo piombarle su WhatsApp. E però volevo scriverle, perché avevo una sorta di “fraterno accordo” con Luciano Saborido, che qualche mese prima l’aveva definita “Messi” per il suo talento, quando avevo chiesto conto al mio amico che vive in Patagonia di questa giovane atleta che proveniva dalle sue zone.
Questa – in grassetto corsivo – è la lettera che le inviai nella notte fra domenica e lunedì, appena terminate le incombenze giornalistiche e prima di andare a dormire.
Cara Gianella,
ti scrivo questa lettera, dopo averti vista sconsolata a fine partita, abbracciata forte dalle tante persone che ti vogliono bene.
Questa è la prima cosa che devi tenere a mente: qui tutti ti stimano, ti vogliono bene e sapranno aspettare che il gioco arrivi fra le tue braccia.
Dunque non avere fretta e non preoccuparti, perché non devi dimostrare nulla a nessuno.
Lascia che la partita ti venga incontro e poi abbracciala.
Io non sono Manu Ginobili, sono soltanto un vecchio giornalista di provincia, quindi non ho ricette meravigliose per innalzare il tuo minutaggio, ma credo che un paio di riflessioni di carattere generale siano lo stesso utili per farti tornare il sorriso e squarciare il nero dei pensieri, permettendo alla luce del sole di tornare a nutrirti. Perché poi, tornato il sole, saranno il tuo talento e – soprattutto – la tua forza di volontà a rimettere le cose a posto.
Lontano da casa e sola, stai varcando la tua “linea d’ombra” e diventando donna e giocatrice. È dura, ma tutti noi siamo nati per farcela. Soprattutto quando sappiamo di poter contare su tante persone che ci stimano e ci vogliono bene. E tu ne hai moltissime.
Per cui armati di santa pazienza e trasforma la tua rabbia in “forza tranquilla”, lavorando ogni giorno con pazienza e precisione, come sono certo tu stia facendo fin da quando sei arrivata nella vecchia Europa. A volte non basta neanche lavorare benissimo, fidati (te lo dico perché ci sono passato direttamente), per essere apprezzati o avere il posto che si pensa di meritare. Ma la vita ci mette continuamente alla prova e non dobbiamo pensare a complotti o sciocchezze simili. È, semplicemente, la vita.
Io credo che si esca dalle crisi, che normalmente ogni essere umano vive, soltanto riuscendo a trasformare i pensieri neri in occasioni di riflessione che possano portare a nuove soluzioni di crescita.
Perciò ti mando l’unico consiglio di cui sono capace: armati di quotidiana e santa pazienza e con la “forza tranquilla” torna a splendere come sai, senza perdere mai la speranza.
Personalmente, quando mi sento “una merda” (capita spesso, a tutti, davvero, non credere a quelli che ti dicono che sono sempre al 100%), rileggo la carriera di uno degli uomini più influenti del mondo e cioè colui che è stato un rivoluzionario Presidente degli Stati Uniti d’America, riuscendo ad abolire la schiavitù: Abramo Lincoln.
Lincoln rappresenta un formidabile esempio di tenacia, perché non mollò mai. E “non mollare mai” nel suo caso non è un modo di dire né è collegato a una “semplice” partita di basket. Lui non mollò mai, davvero, nella vita. Leggi un po’...
Abramo Lincoln fu costretto a lavorare da giovane per aiutare la sua famiglia sfrattata. Provò la strada degli affari, ma fece fallimento. Si candidò due volte al Parlamento statale ma non fu eletto. Perse il lavoro e non venne ammesso alla facoltà di Giurisprudenza. Impiegò 17 anni di vita per ripagare il debito contratto da un amico che lo aveva finanziato per un’attività imprenditoriale che gli andò male. Rimase a letto sei mesi a causa di un forte esaurimento nervoso. Candidato al Congresso USA, fu prima sconfitto e alla seconda volta eletto, ma alla terza di nuovo sconfitto. Rifiutato come amministratore demaniale del suo Stato. Sconfitto due volte nella elezione al Senato degli Stati Uniti. E però, alla fine, fu eletto Presidente degli Stati Uniti d’America e cambiò la storia di buona parte degli uomini e del mondo.
Ecco, mi piace pensare che la più grande dote di Abramo Lincoln non fu il talento, ma la perseveranza. Oggi va di moda parlare di resilienza: e cioè la capacità di tornare a lottare dopo ogni batosta subita, superando brillantemente il trauma.
Cara Gianella, stai crescendo e in questo periodo ti trovi a fare i conti con qualche delusione... è la vita! Pensa ad Abramo... e dacci dentro per raggiungere i tuoi obiettivi.
Forza e coraggio.
Roseto degli Abruzzi, 25 novembre 2024.
Luca Maggitti Di Tecco
Allegai alla mia lettera una foto di Manu Ginobili – ai tempi della Viola Reggio Calabria – che giocava al Palasport di Roseto, nella Serie A2 1998/1999, difendendo su Adrian Griffin del Roseto.
Passò quasi un giorno, poi Gianella mi rispose con questo messaggio. Evidenzio anche questo in corsivo grassetto.
Caro Luca,
ti ringrazio tantissimo per avermi scritto, sinceramente non me l’aspettavo.
Grazie veramente, spero che tutto questo passi e che io possa tornare a giocare come sempre ho giocato.
Non posso smettere di leggere tutto quanto perché mi fa sentire molto bene, grazie di cuore.
Gianella Espedale
Il turno successivo, sempre casalingo, giocato domenica 1 dicembre 2024 fu vinto dalle Panthers contro Bolzano per 62-49. E stavolta Gianella Espedale salì sugli scudi in virtù di una partita da miglior realizzatrice con 15 punti, 3 rimbalzi e 2 assist in 24 minuti. Furono 3 sue triple a scavare il solco nell’ultimo quarto. E io fui felice di intervistare lei.
Esattamente 6 mesi dopo la partita delle lacrime, sabato 24 maggio 2025, Gianella Espedale prese in mano il testimone della protagonista da Beatrice Caloro e giocò l’ultimo quarto da favola raccontato in apertura di articolo, che la rese MVP di Gara 2 di finale contro Costa Masnaga, che valse la promozione in Serie A1 Femminile.
Di quella partita – come di tutte quelle casalinghe – sono stato telecronista, con il prezioso commento tecnico dell’Italia Basket Hall of Fame, Iwan Bisson.
Immaginate, vi prego, cosa avevo nel cuore quando, come un martello, Gianella – canestro dopo canestro – ha demolito il muro difensivo di Costa Masnaga, portando Roseto in A1.
Più la ragazza arrivata da “Fin del mundo” segnava, più ripensavo a quelle lacrime novembrine, al nostro carteggio (modalità di dialogo del secolo scorso, vivaddio!), alla sua fioritura nel Roseto.
E non ho potuto fare a meno di urlare, come si può facilmente sentire dal video allegato in calce.
Più Gianella Espedale diventava Lionel Messi, avverando la profezia estiva di Luciano Saborido, più ripensavo alla lettera, più mi veniva da piangere in telecronaca diretta, più urlavo.
E siccome questa gioia è troppo intensa per non essere condivisa, a partita finita, durante le interviste celebrative per la promozione, mezzo piangente, chiesi – in diretta video – a Gianella se avessi potuto rivelarla, ottenendo il suo OK. Lo faccio oggi, perché – per dirla con Federico Garcia Lorca – una gioia è pienamente tale solo se è condivisa.
Che annata speciale, che annata incredibile, che annata irripetibile!
Gracias a la vida, que me ha dado tanto...
Luca Maggitti Di Tecco
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