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Uno scritto di Mario Giunco, pubblicato su Koinè, ci porta nella Roseto degli Abruzzi in cui nacque quello che è oggi considerato il torneo estivo di basket più antico d’Europa e forse del mondo. Era l’estate del 1945...
Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 13 Luglio 2025 - Ore 11:30
Il capitano della Regia Marina Michele Cassano, nominato commissario prefettizio del Comune di Roseto il 24 luglio 1944, rinunciò presto all’incarico. Riteneva l’indennità giornaliera (cinquanta lire) inferiore a quella di un “manovale lavoratore”. Aveva invitato la popolazione a non “ossessionarsi in fantasmi di vendetta” e a “ricostruire con equilibrio e prudenza la salute pubblica”.
Il Prefetto lo sostituì con Giuseppe D’Emilio (comunista) sindaco, affiancato da una Giunta composta da Antimo Felicioni (comunista), Vincenzo Trotta (socialista), Gino Passamonti (democratico del lavoro), Carlo Filippone (democratico cristiano), membri effettivi, e da Antonio Scialletti (democratico del lavoro) e Galileo Lattanzi (socialista), supplenti.
Le macerie ancora fumavano, ma era evidente la volontà di riprendersi. Sembrò di buon auspicio la creazione della Filodrammatica “Roseto in fiore”, per iniziativa di Tonino Sperandii e Quintino Liberi. Debuttò il 7, 8 e 9 novembre al cineteatro Modernissimo con la commedia “Non ti conosco più…” di Aldo De Benedetti, regia di Enzo Coticchia, scenografia di Nino Bacchetta e interpreti Liliana Melozzi, Wanda Macrini, Maria Di Lorenzo, Elda Candelori, Maria Sciamanda, Guido Coticchia, Enzo Coticchia, Tonino Sperandii, Alba Locascio.
Le serate si concludevano con la rivista “Giramondo” e danze, scherzi comici e canzoni. Gli arrangiamenti musicali erano del maestro Antonio Bizzarri, alla guida di una piccola orchestra. La scelta dell’autore e dell’opera (la protagonista dimentica il suo passato, non riconosce il marito, lo “cambia” con un altro) non era casuale. De Benedetti, ebreo, era stato un beniamino del pubblico, per le sue trame frizzanti e spiritose, fino alla promulgazione delle leggi razziali (1938). Rifiutò di trasferirsi in America e finì nell’oblio. Riprese l’attività nel dopoguerra.
A Roseto erano ancora stanziati i militari polacchi dell’8^ Armata anglo-americana. Sul settimanale “La Riscossa”, edito dalle federazioni socialista e comunista di Teramo, veniva dato ampio spazio ai processi per epurazione, che coinvolgevano rappresentanti del passato regime e si avvertiva che “molti ex federali, molti profittatori, noti più che una moneta falsa, erano ancora ai posti di comando o esercitavano libere professioni, continuando l’opera di demolizione nei riguardi delle classi lavoratrici”.
Il Comune, per porre freno alla borsa nera, promosse la costituzione di una cooperativa alimentare e istituì l’ente di assistenza (Eca). La spiaggia era stata ripulita dalle mine tedesche, che avevano provocato tre vittime nel volgere di pochi mesi. I marinai avevano l’abitudine di utilizzare la polvere nera, che formava il propellente per l’esplosione, come colorante per le reti da pesca. Era stata riattivata l’illuminazione elettrica, precedendo tutte le località della costa. I villeggianti tornavano numerosi. Gli alloggi privati erano di nuovo affittati.
I dirigenti della Società Polisportiva Rosetana, su un terreno concesso gratuitamente da Domenico Ponno, allestirono il dancing “Arena azzurra”. In agosto, i Liberi Cestisti Rosetani, guidati da Costantino Marinelli ed Ernesto D’Ilario, realizzarono, nello spiazzo a fianco della pineta a mare, un campo di pallacanestro.
Era lo sport di moda, diffuso dai soldati americani e da appassionati del luogo, diventati mitici nell’immaginario collettivo, come Aldo Anastasi. In quell’area in terra battuta e “cenerone”, che assumeva un tipico colore grigiastro, fu disputata la prima edizione del torneo “Lido delle Rose” (1, 2, 3 settembre 1945).
Vi parteciparono la Pallacanestro Napoli, la Rosetana, la Sef Stamura Ancona, la Gran Sasso Teramo, la Gran Sasso L’Aquila, l’Us Liberi cestisti rosetani e la Taraschi Teramo. Vinse la Partenope, che batté in finale la Rosetana, cui aveva “prestato”, per completare l’organico (composto anche da Mario Giansante, Piero Di Blasio, Berardo Cipolloni, Costantino De Simone, Elicio Valentini, Angelo Neri, Giuseppe Mazzarella), due suoi giocatori, i fratelli Pino e Giorgio Marcacci.
Poi, la foto ricordo e il bagno ristoratore nell’Adriatico.
E la leggenda ebbe inizio.
Mario Giunco
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