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Lunedì, 18 Agosto 2025 - Ore 17:14 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Serie A1 Femminile – Panthers Roseto
LUCREZIA COSER: LA PANTERA DEL NORD.
Lucrezia Coser festeggia la promozione in Serie A1, dopo la vittoria in Gara 2 contro Costa Masnaga, il 24 maggio 2025.
[Panthers Roseto/Matteo Di Giovannantonio]


Articolata conversazione con la giocatrice più impiegata da coach Simone Righi nel campionato di Serie A2, vinto nella stagione 2024/2025.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 17 Agosto 2025 - Ore 20:30

Ho intervistato Lucrezia Coser per un articolo – pubblicato sul Messaggero, nei giorni scorsi – e per questa conversazione più lunga e articolata.

Lucrezia Coser tornerà il prossimo 20 agosto, per il raduno delle Panthers, con in tasca la laurea triennale in Scienze della formazione nelle organizzazioni conseguita all’Università di Verona, con la tesi intitolata: “Donna e sport: una lotta contro i pregiudizi di genere”. L’ala, classe 1998 di 177 cm, dotata di un tiro da tre punti di eccezionale precisione, ha riposato nella sua Trento e si ripresenterà avendo guadagnato sul campo l’opportunità di giocare nella massima serie. 

Lucrezia, che colore avrà la prossima stagione: la prima di Serie A1 delle Panthers Roseto e tua?
«Un colore brillante. A prescindere da quelli che saranno i risultati, credo che la nostra sia una squadra di giocatrici con grande voglia di dimostrare. Per quanto riguarda le riconfermate, Gianella ha già vinto un campionato e avrà sicuramente voglia di provare di potersela giocare anche nella massima categoria; Beatrice, che ha esordito in A1 giovanissima, vorrà sicuramente dimostrare che non è più l’under di Costa, confermando le solide prestazioni che hanno caratterizzato la sua stagione; Lavinia avrà sicuramente modo di affermarsi, nonostante la sua giovane età e l’esordio in categoria, come il playmaker maturo che è, mostrando nuovamente tutto il suo potenziale, dopo essere stata relegata in un ruolo che non rispecchia il suo valore con la Nazionale Under 20. Per quanto riguarda la sottoscritta, cercherò di tornare un po’ alle mie origini, agli esordi in A2, come giocatrice di sistema e di “gioco sporco” e proverò a godermi un palcoscenico che non avrei mai pensato di calcare. Sicuramente durante la stagione ci sarà anche qualche sfumatura di grigio, perchè i momenti difficili non mancheranno, ma confido nel lavoro che svolgeremo in palestra per cercare di ridurre al minimo queste situazioni».

Giocare in A1 dopo aver vinto la A2, rispetto ad arrivarci per ingaggio, credo che arricchisca il vissuto con la consapevolezza del merito. Tu cosa pensi?
«Credo che sia un po’ l’obiettivo di tutti gli sportivi guadagnarsi sul campo il “gradino” successivo, e ritengo che sia la soddisfazione più grande vedersi riconoscere il proprio percorso di crescita. Detto questo, se la proposta di giocare in A1 non fosse arrivata a seguito della vittoria del campionato, non credo che avrei mai accettato, perchè, ad oggi, non mi ritengo una giocatrice di categoria superiore, ma fa parte del nostro lavoro sfidare costantemente sé stessi. La mia stagione sarà quindi caratterizzata da un continuo alzare l’asticella, cercando di migliorarmi, soprattutto da un punto di vista tecnico. Giocare contro giocatrici più forti, a partire dall’allenamento, sarà già un’opportunità per mettersi alla prova e per crescere giorno per giorno, “rubando” consigli e trucchi del mestiere dalle compagne di squadra».

Pensando alla scorsa stagione, sarai ricordata almeno per due cose sopra tutte. La prima: sei stata la pretoriana di coach Righi e cioè la più impiegata, con 29 minuti di media. Sulla base di questo dato, ti aspettavi la riconferma?
«Assolutamente no. Ovviamente ci speravo, ma non era una proposta scontata. Personalmente l’obiettivo massimo che mi ero posta da un paio d’anni a questa parte era quello di vincere un campionato, magari riuscendo a dare il mio contributo in campo. Non avrei mai pensato di giocare tanto in una squadra così lunga e talentuosa, e di vincere il campionato da “under dog”. Il dato dei minuti giocati è sicuramente riflesso del mio percorso di crescita, ma soprattutto della capacità di un allenatore di andare oltre le statistiche e riconoscere ad una giocatrice come me un’importanza che va oltre la pallacanestro. Sono davvero grata a Simone per avermi fatto sentire la sua fiducia a partire dal primo giorno e per avermi fatto crescere come persona prima ancora che come giocatrice. Sono orgogliosa di aver ricoperto il ruolo di “nonna” la scorsa stagione e il mio obiettivo per la prossima sarà sicuramente quello di dare continuità a questo ruolo, nonostante l’arrivo di giocatrici con curriculum molto più importanti del mio. Cercherò di dare sostegno alle mie compagne di squadra, sia a livello tecnico sia, soprattutto, a livello morale».

La seconda è un’evidenza numerica: la tua percentuale da 3 punti, che in stagione è stata del 40% e poi – negli stellari playoff da 6 vittorie e nessuna sconfitta – è salita al 51,5%. Quali esercizi, fra mentali e fisici, hai eseguito per arrivare a tanto?
«Nel corso della mia carriera mi sono dovuta un po’ reinventare come giocatrice, per poter sopperire alle mie lacune tecniche e fisiche. Essendo più bassa della media delle mie pari-ruolo, mi sono dovuta impegnare per trovare nuove frecce al mio arco e una di queste è diventata sicuramente il mio tiro da fuori. Diciamo che la ripetizione del movimento è molto importante. Questa stagione abbiamo dedicato molto tempo anche alle sessioni di tiro, sia durante gli allenamenti mattutini, che quelli serali, ma ci sono giornate in cui il tiro non entra, e la fiducia inizia a vacillare, quindi c’è bisogno di mettersi lì, alla fine dell’allenamento, e fare una sessione di tiri extra per riprendere dimestichezza con il ferro. La differenza più grande per me, però, è stata la fiducia che ho percepito da parte di tutti nel mio tiro da 3. A partire dal primo giorno, Simone mi ha fatto capire che lo riteneva un fondamentale da sfruttare e mi ha messo nelle condizioni per farlo nel migliore dei modi e con una serenità mentale davvero mai provata prima. Le mie compagne di squadra mi hanno permesso di sbagliare, ma facendomi sentire sempre e comunque supportata, e così quando il mio primo tiro non entrava, così come quelli successivi, tutte mi ripetevano “Lù è il tuo, il prossimo entra”. Questo ha fatto sicuramente la differenza rispetto alle altre stagioni».

Cosa pensi della squadra delle Panthers che giocherà la Serie A1, nel suo complesso?
«Devo dire che ho le stesse sensazioni che avevo l’anno scorso rispetto alla stagione in arrivo. Tendo ad essere abbastanza realista in generale, quindi cerco di rimanere con i piedi per terra, ma ho molta fiducia nel lavoro che lo staff ha svolto e in quello che svolgerà in palestra, che con noi l’anno scorso ha dato dei risultati al di fuori di ogni più rosea aspettativa. Siamo, secondo me, una squadra ben assortita, che può vantare degli elementi di esperienza in campionati importanti come Moroni, Bura e Verlasevic, e delle atlete giovani e promettenti: un mix di maturità e spavalderia che si può potenzialmente rivelare vincente. Sarà sicuramente fondamentale che il gruppo squadra rimanga unito anche nei momenti di difficoltà e che noi, come giocatrici, poniamo l’obiettivo comune prima dell’obiettivo individuale».

Il “Platoon System” di Righi ha funzionato in A2. Anzi, di più: ha stupito. Adesso, in A1, cosa pensi possa dare alla pallacanestro femminile italiana?
«In un momento storico in cui i giovani nella pallacanestro maschile hanno difficoltà nel trovare spazi, realtà come quella delle Panthers hanno dimostrato che il gruppo e la fiducia riposta in tutti gli elementi della squadra portano risultati inaspettati. Non voglio generalizzare, ma la pallacanestro femminile ha sicuramente il merito, forse anche per necessità visti i costi esorbitanti dei parametri, di dare più opportunità alle giovani e di lasciarle sbagliare per permettere loro di crescere. Il nostro “Platoon System” ci ha permesso di mantenere sempre il ritmo alto, di avere rotazioni ampie e di poter sopperire alle difficoltà ruotando le protagoniste in campo. Non siamo mai dipese da un’atleta in particolare, fattore che ci ha rese estremamente imprevedibili agli occhi delle avversarie, e l’entusiasmo che si è creato grazie al coinvolgimento di tutte ci ha dato sicuramente qualcosa in più rispetto alle altre squadre, soprattutto nei momenti più delicati della stagione. É stato sicuramente merito dell’allenatore, che ha avuto la capacità di mettere tutte nelle condizioni di performare al meglio. Mi auguro quindi che ci sia la possibilità di replicare, per provare a “rubare” qualche risultato lungo il cammino, e per portare nuovamente al PalaMaggetti l’entusiasmo che ci ha contraddistinte nella scorsa stagione».

Luca Maggitti Di Tecco
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