PALLACANESTRO ROSETO 83
JESI 78
Parziali: 16-15; 20-30 (36-45); 29-16 (65-61); 18-17 (83-78).
PALLACANESTRO ROSETO: Cannon 17, Petrovic 11, Donadoni 3, Robinson 6, Landi 16, Tsetserukou 8, Sperduto 9, Di Gregorio n.e., Timperi 2, Italiano 2, Cinciarini 9. Coach: Finelli.
JESI: Piccone 22, Di Pizzo 4, Tamiozzo 4, Maglietti 10, Arrigoni 7, Nicoli 19, Del Sole 6, Vita, Murino 6, Salvati. Coach: Ghizzinardi.
«Fondamentalmente, la trasposizione del pezzo nasce dall’incoscienza mista all’allegria».
Così mi rispose il virtuoso percussionista napoletano Ciccio Merolla, nell’estate del 2023, quando gli chiesi: Maestro, cosa l’ha ispirata a trasformare un classico del kawwali pakistano, musica evocativa e religiosa, come “Musst Musst” di Nusrath Fateh Alì Khan, nella sua deliziosa “’Mpasta”, cantata in dialetto napoletano e dedicata al casatiello?
Ecco, l’amichevole di ieri sera fra Roseto e Jesi è stata – per chi l’ha vista ed era abituato a vedere le partite del Roseto di Serie B Nazionale di qualche settimana fa – la trasposizione dal Roseto cadetto, che volava aulico sulle ali del kawwali pakistano, al Roseto di A2 che per battere Jesi ha fatto ricorso a una più prosaica forma di canzone misto ironica, ispirandosi a un passato che – lo sottolineo – deve essere ben custodito nella teca dei ricordi, ma non preso a bella posta e gettato di nuovo in pasto alla quotidianità per inutili paragoni, perché tutto è cambiato: fisicità, livello, velocità, talento.
Un nuovo Roseto giocherà un più competitivo campionato. L’importante, per ora, è che alla fine il casatiello sia uscito dal forno e i tifosi siano stati felici per la prima vittoria, in casa, dopo tre sconfitte di misura contro tre formazioni di A2, delle quali due quotate per un campionato di vertice.
Ieri sera, mercoledì 3 settembre 2025, alle 20 è iniziata la stagione fra le mura amiche per i rosetani, accorsi numerosi a seguire la squadra e vedere all’opera il Roseto di coach Finelli senza Giordano Durante, il cui infortunio al ginocchio sinistro sembra destinato – purtroppo – a fargli perdere la stagione.
Abbacchiato assai, ieri sera sono entrato al PalaMaggetti per salutare Giordano e dargli il conforto di tante rosetane e rosetani che mi avevano detto di salutarlo e abbracciarlo. Il tostissimo “Jordan Durant” mi ha sorriso e dato cuore (lui, a me), con poco distante Federico Lestini – uno che in carriera ha subito infortuni gravi alle ginocchia, giocando però fino a oltre 40 anni – che, oggi nuovo team manager, ha chiosato: «A noi giocatori capitano queste cose. Giordano è tosto, tornerà e giocherà fino a 40 anni!».
Al palazzetto, ecco i tabelloni ampi e “parlanti”, con i punti dei giocatori e i loro cognomi. Insomma: un bel miglioramento. Bravi tutti quelli che hanno concorso al plus qualitativo. Così come meritano un ringraziamento le società Pallacanestro Roseto e Panthers Roseto, che hanno tirato a lucido e sanificato l’impianto, in attesa della ristrutturazione massiccia che dovrebbe avvenire il prossimo anno.
La partita ha visto Jesi giocare molto bene nel primo tempo, nonostante le assenze del comunitario finlandese Palson e di due giocatori ottimi per la categoria come Bruno e Toniato. Niente paura, ci ha pensato, per tutti, l’abruzzese Fabrizio Piccone (un cognome, una garanzia) a fare la differenza, giocando un primo tempo “roccosiffrediano” nel corso del quale ha segnato 15 punti nei primi 18 minuti (22 a fine partita), applicando la specialità della casa: il tiro da distanza siderale.
Altro abruzzese sugli scudi è stato il giovane arbitro Marco Pratola, promosso in Serie B Nazionale e A2 Femminile, visto ieri sera in triplo con i super veterani direttori di gara, di Serie A1, Simone Patti e Marco Catani (che seduta stante soprannomino “Katana” per il fisicaccio scolpito e secondo, forse, solo a quello dell’arbitro rosetano Settepanella, che però è più basso). Mi ricordo il giovane Pratola espellere Federico Lestini, che ieri sera era team manager addetto al tavolo dei rosetani, nel campionato di Serie C Gold che il Roseto 20.20 vinse. Poi, la scorsa estate, Marco arbitrò col fratello l’amichevole a Penne fra Panthers Roseto e Magnolia Campobasso: portò fortuna a tutti (lui promosso, Roseto pure). Così mi auguro per lo scrimmage di ieri sera. Ultima nota per il sorridente Marco: occhio alla caviglia destra, perché quando cammini non sei perfettamente appiombato e il tuo incedere fa difetto.
Quello degli appiombi è un pallino che mi porto dietro da quando – nei primi Anni 90 del secolo scorso – facevo il giornalista seguendo gare di equitazione (sto così avanti che all’ippica mi ci sono dato prima della pallacanestro) e un veterinario francese – l’aulico Saudemont, incontrato seguendo un campionato mondiale ai Pratoni del Vivaro – mi spiegò l’importanza, per il nostro amico ungulato perissodattile, del perfetto appoggio oppure di ricorrere a vari tipi di ferratura correttiva.
E allora, penso: che plantari avrà Justin Robinson? Già, perché anche il caracollare di “Fra Giustino da York” (che mi ricorda quello del “bello di notte” Zibì Boniek, polacco sodale di Michel Platini nella Juventus di troppi anni fa) è degno di nota. Sembra che balli, oppure zoppichi, mentre avanza sorridente. Poi in campo è stato “core e budella” il nostro novello Fred Astaire, fermando oltremodo il tempo prima del ritorno in campo per l’ultimo quarto, insegnando al novizio fisioterapista come doveva bendargli convenientemente la mano sinistra, acciaccatasi, per consentirgli di prendere (per mano, appunto) la sua di squadra e condurla alla vittoria, essendo l’unico regista di ruolo stante l’assenza di Durante e in attesa del rinforzo (il cavallo di ritorno Alfonso Zampogna o il torello Antonino Sabatino ex Avellino?).
Come che sia: primo tempo meglio Jesi, che perde il primo periodo 16-15 e vince il secondo 20-30, andando al riposo 36-45.
Nello spogliatoio dell’intervallo, l’uomo coi capelli da ragazzo – al secolo coach Alex Finelli – avrà certamente e convenientemente catechizzato la squadra con l’affabilità dei suoi modi, spiegando alla truppa cosa significhi giocare a Roseto, per il Roseto.
Così, al rientro, la musica è cambiata e la svagatissima Roseto del primo tempo, tenuta in piedi dalle triple di Aristide Landi – mani da cardiochirurgo e busto da corazziere, il tutto unito a gambe sottili con valgismo (mentre quelle di Durante hanno chiaro varismo), ottenendo l’effetto di fisico alla Sigfrido Ranucci di Report, però in superfetazione – ha gradualmente preso campo e, una volta caricato il Cannon, è andata viepiù migliorando piazzando il 29-16 di parziale che è valso al 30° il vantaggio sul 65-61.
Come tutte le amichevoli estive, il punteggio mentitore non interessava a nessuno. E però Roseto ci teneva a onorare gli oltre 1.000 tifosi (a me tanti sono sembrati, forse pure di più), così ha giocato con più determinazione il quarto finale, mentre Jesi dava minuti di riposo al portentoso Piccone, sostituendolo con “bambino” Murino che, fra lo stupore generale (il suo per primo, vedendogli il viso dopo al seconda tripla) ha sforacchiato con costrutto la retina rosetana un paio di volte, costringendo poi Robinson a marcarlo per davvero.
Così, fra tira e molla, è arrivata la fine sul 18-17 di parziale ultimo quarto, con il tabellone a fissare la contesa sul 83-78.
Salutato il fascinoso coach Ghizzinardi (che sembrava un hipster venuto da Jesi direttamente in sella a una bicicletta di design) e abbracciato Matteo Malaventura (ex Roseto 2005/2006, oggi dirigente a Jesi), ho fatto qualche intervista post partita (video in calce), andando poi a casa con un tremendo interrogativo che, ancora oggi, passata la nottata, mi dilania...
Perché, perché, perché con un palasport da 4.500 posti veri e con 1.000 spettatori presenti, alcuni eretici del seggiolino si siedono sulle scalette, impedendo il regolare camminamento dei loro simili?
ROSETO-JESI
I tabellini e le impressioni, dopo la partita vinta dalla Pallacanestro Roseto contro Basket Jesi Academy per 83-78.
Interviste a: Alessandro Finelli, Matteo Malaventura, Kiryl Tsetserukou, Alessandro Sperduto, Aristide Landi, Justin Robinson, Fabrizio Piccone, Alessio Donadoni.