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Musica e Cultura
LE BANDE MUSICALI ABRUZZESI: UN PATRIMONIO DA SALVAGUARDARE!
Uno stralcio dell’articolo pubblicato su Koinè.

Uno scritto di Mario Giunco, pubblicato su Koinè, racconta delle prima bande non militari abruzzesi. C’è anche quella di Montepagano.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Lunedì, 08 Settembre 2025 - Ore 17:30

Danno l’immagine della festa i musicanti, che sfilano per le vie dei borghi, i giovani con “sneakers” ultima generazione, i più anziani con divise un po’ sdrucite e scarpe nere d’ordinanza, che mostrano i segni del tempo. 

Sono piccole bande, che con coraggio affrontano la quotidianità, fra impresari e comitati, che spesso preferiscono gruppi rock o cantanti di richiamo, senza badare a spese. 

Di quelle, che hanno reso l’Abruzzo famoso nel mondo, resta labile traccia. 

È difficile trovare nella piazza principale di un paese l’impianto maestoso della cassa armonica illuminata, con bene in vista il programma del concerto e il nome del direttore e dei solisti. E sono sempre più rari quegli appassionati, che negli intervalli, commentavano la esecuzione, mentre taceva persino il crepitare delle noccioline americane. 

Le prime bande non militari abruzzesi sono di Pescina e di Città Sant’Angelo, fondate nel 1801. Nel giro di pochi anni nascono quelle di Spoltore (1808), Atri e Alanno (1809), Orsogna (1814), Mosciano Sant’Angelo (1815), Bisenti (1817), Montepagano (1838 o 1832). 

La data di costituzione diviene subito importante, per motivi di orgoglio municipalistico e perché la più antica doveva suonare per prima in ogni occasione. Spesso sorgevano dispute e non mancavano risse. 

Perciò nel 1842 il “Giornale dell’Intendenza” di Teramo pubblicò l’elenco ufficiale dei complessi operanti in provincia, con relativa certificazione anagrafica. Prima dell’Unità essi erano finanziati da mecenati locali. Poi subentrarono i Comuni.  

Si faceva politica, in quei lontani giorni, anche con la musica. Durante le esibizioni erano frequenti consensi e dissensi, a pagamento. 

A Giulianova, nel 1872, nel corso di una festa religiosa, di fronte ai clamori, i musicanti paganesi decisero di farsi giustizia da soli e, dopo aver messo gli strumenti in sicurezza, le diedero di santa ragione ai contestatori. Riuscirono vincitori, ma il Comune, per il loro “comportamento poco civile”, soppresse il contributo economico assegnato. Ma ci ripensò, accertata la veridicità dei fatti e fece pubblica ammenda. 

Agli inizi del Novecento si affermano le bande di Pratola Peligna, Lanciano, Bomba, Atessa, Alanno in acclamate “tournée” all’estero. 

Con la Prima guerra mondiale i musici vanno in trincea e al fronte. Il 20 maggio 1924 i  paganesi rendono onore alle spoglie dell’eroe Andrea Bafile nel Sacrario di Bocca di Valle (Guardiagrele), per riaffermare “i valori fondanti della Nazione”. 

Con il fascismo la tradizione bandistica abruzzese si consolida. I gerarchi e i podestà si sostituiscono ai mecenati. “Se la banda, fino a quel momento, era stata motivo di orgoglio ed elemento rappresentativo della municipalità – scrivono Franco Farias e Francesco Sanvitale in “Le bande musicali in Abruzzo” (Editore Gangemi, 1984; ristampa Ianieri, 2025) -  ancor più si caratterizza in tal senso, venendo anche a costituire un punto nodale della propaganda del regime. 

Sorgono i grandi complessi, che sono ufficialmente inseriti nelle strutture del partito. I migliori hanno sede a Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo, capoluoghi di provincia”. La banda di Chieti, lodata da Pietro Mascagni (“Non c’è in Italia e all’estero una che vi si possa paragonare”), si esibisce nel 1934 alla Carnegie Hall di New York, con grande successo. 

Parallelamente si assiste al declino di quelle dei centri minori, che pur contando sulla tradizione, non possono competere, per organizzazione e ingaggi, con le città. Per la banda paganese, fra i direttori del periodo si ricordano Filiberto Melchiorre, di Bomba e Francesco Perazzitti, di Silvi (1927 e 1933-34). 

Nel dopoguerra inizia il declino, determinato dal mutato assetto socio-economico della regione. 

In Abruzzo attualmente risultano attive 61 bande: 24 in provincia de L’Aquila, 23 in provincia di Chieti, 6 in provincia di Pescara, 8 in provincia di Teramo (Ancarano, Bellante, Campli, Canzano, Castilenti, Montepagano, Montorio al Vomano, Notaresco). 

Vi sono inoltre formazioni ridotte, messe insieme da anziani musicanti e da giovani allievi dei conservatori, che si dividono con le orchestrine. La principale legge regionale di riferimento è la n.89 del 28 dicembre 1984, “Interventi per la valorizzazione del patrimonio musicale bandistico e corale abruzzese”. 

A corredo vi sono leggine e i soliti provvedimenti a pioggia. La strada da percorrere è difficile, ma forse manca la “volontà politica”.

Mario Giunco
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