[Ricerca Avanzata]
Sabato, 20 Aprile 2024 - Ore 2:26 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Premiati Giornalisti
PIERPAOLO MARCHETTI: DAL PREMIO PRISCO A VALDANO, PASSANDO PER GALEONE, SLISKOVIC, VERRATTI, MENOTTI, GUARDIOLA.
Pierpaolo Marchetti con il Premio USSI, conferito nell’ambito del Premio Prisco 2014.

Foto di gruppo per premiati, giuria e attivisti del Premio Prisco 2014.

Dal basso della foto verso l’alto: Urbano Cairo, dietro di lui Ciro Immobile, dietro di lui Ilaria D’Amico (al fianco di lei Rudi Garcia), dietro di lei Pierpaolo Marchetti.

Intervista al giornalista del Messaggero, premiato nell’ambito del Prisco 2014, che apre il suo libro dei ricordi fra Pescara e il Mondo.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 10 Maggio 2014 - Ore 01:00

Pierpaolo Marchetti, giornalista del Messaggero e traduttore dallo spagnolo per numerose e prestigiose case editrici, l’ho conosciuto – ovviamente – grazie al basket. Ai tempi della Serie A, seguiva il Roseto.
 
Giornalista sportivo “alla Gianni” (Brera o Mura) – e cioè di quelli con bagaglio (culturale) – è persona sensibile sia nei rapporti personali (mi ha presentato un elisir di lunga vita come Giovanni Galeone), sia per quanto riguarda solidarietà e beneficenza (Massimiliano Allegri, da allenatore Campione d’Italia in carica con il Milan, è stato coinvolto da Pierpaolo come testimonial della onlus L’Aquila per la Vita).
 
Pierpaolo Marchetti ha ricevuto a Chieti, il 28 aprile 2014, il premio dell'USSI – Gruppo Abruzzese Giornalisti Sportivi, nell’ambito della XII Edizione del Premio Nazionale “Giuseppe Prisco” alla lealtà, alla correttezza e alla simpatia sportiva, assegnato a Urbano Cairo (presidente del Torino), Rudi Garcia (allenatore della Roma), Ciro Immobile (giocatore del Torino). Sempre all’interno della kermesse, svoltasi al Teatro Marrucino di Chieti, è stato assegnato il Premio Speciale di Giornalismo “Nando Martellini”, giunto alla X Edizione ed attribuito a Ilaria D’Amico, giornalista di Sky. Premi molto importanti, assegnati da una Giuria di grandissima levatura, presieduta da Sergio Zavoli, composta da Italo Cucci, Gianni Mura, Gian Paolo Ormezzano, Marco Civoli, Franco Zappacosta e coordinata dall'imprenditore Marcello Zaccagnini, presidente del Comitato Organizzatore.
 
Oltre a fargli i complimenti per il premio ricevuto, gli ho fatto un’intervista. Eccola.
 
Pierpaolo, iniziamo facendo un po’ di sana polemica. Farti salire sul palco dopo Ilaria D'Amico è stato un colpo bassissimo...
«Beh, diciamo che gli uomini in platea non si erano ancora riavuti e non si sono neanche accorti della premiazione. Le donne se ne sono accorte e in buona parte hanno abbandonato il teatro. Immagino avessero le macchine in doppia fila...».

Scherzi a parte, hai voglia a dire che i premi non fa piacere riceverli, io penso faccia piacere eccome. Tu a chi dedichi il tuo?
«A mia moglie Raffaella e a mio figlio Andrea, ai quali in questi anni ho sottratto più tempo di quanto avrei dovuto per colpa del lavoro».
 
Il Premio Prisco è roba molto seria - fatti conto il Premio Teramo in Letteratura - ed è una eccellenza abruzzese buona per l'Italia intera. Di più: è dedicato alla lealtà, alla correttezza e alla simpatia sportiva. Abbi il coraggio di dirla tutta: oltre al talento, ti è servito il tuo fisicaccio ecumenico per vincere?
«Non farmi fare il millantatore. Non ho vinto il Premio Prisco (che è un premio nazionale e lo vincono i personaggi importanti davvero). Ho avuto un premio nell’ambito del Prisco. Del quale sono ugualmente felicissimo, ma è un’altra cosa. Quanto al talento non lo so. Non devo dirlo io. Ma di lavoro ne ho fatto e di passione ce ne ho messa tanta. Credo che il giornalismo sportivo sia terribilmente impegnativo. Perché di calcio in Italia tutti capiscono e tutti sono informati. Se scrivi una cazzata se ne accorgono tutti, ma proprio tutti».
 
Dal Premio Prisco alla quotidianità: cos'è (o cosa è diventato), oggi, il calcio italiano?
«Il calcio italiano è lo specchio perfetto dell’Italia. E non potrebbe essere diversamente. Con società costantemente in dissesto come il paese e buona parte delle sue aziende. Con un tasso di aggressività e di violenza che è esattamente quello che c’è per strada. Ripeto, non capisco come ci si possa meravigliare. Le strade sono piene di gente che ti insulta per un parcheggio, che picchia gli extracomunitari, che si porta dentro una carica di aggressività repressa. Non è che questa gente, quando varca i cancelli di uno stadio, cambia e diventa un gruppo di cherubini. Semplicemente, porta la sua aggressività dentro lo stadio. La violenza è un problema di ordine pubblico, ovunque venga messa in atto».

Pescara e mostri sacri. Hai visto in panchina almeno una triade di guru: Galeone, Scoglio e Zeman. Chi di loro ti è simpatico e chi no, al di là dei loro valori in qualità di allenatori, e per quali motivi?
«Galeone è fuori concorso, per cultura, sensibilità, intelligenza, filosofia di vita, e per quello che ha fatto vedere sul campo a Pescara. Scoglio è stata una breve parentesi travolgente: un istrione. Zeman  è quello al quale sono meno affezionato. Bravissimo, ma nell’anno di Pescara ha evitato accuratamente di creare qualsiasi tipo di rapporto umano con i giornalisti. Ovviamente, non era obbligato a farlo».

Detto degli allenatori, componimi un podio dei 3 giocatori "mostri sacri" visti da te in questi anni a Pescara e giustificamelo...
«Verratti, perché ha un talento naturale del quale neppure lui forse si rende conto. In un anno è esploso in modo pazzesco, dalla Serie B alla leadership in Champions League in una squadra zeppa di fuoriclasse come il Paris Saint Germain. Lui porta in campo la gioia di un bambino. Per lui stare in cortile con gli amici o al Camp Nou è indifferente.  A lui piace solo giocare a pallone. Il secondo è Baka Sliskovic, genio forse mai espresso del tutto. Una persona deliziosa che veniva descritto come un matto senza freni e senza regole. Raramente ho visto tanta differenza tra l’immagine pubblica e quella privata. E poi come fai a non amare uno che nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo si sedeva sulla panca e si fumava due Marlboro. Il terzo é Massimiliano Allegri, ed è una scelta affettiva. Perché forse oltre a Galeone è l’amicizia più solida che il calcio mi ha regalato. Ma parliamo di un tempo in cui tra giornalista e giocatore ci poteva essere ancora un contatto umano. Poi negli organigrammi dei club sono arrivati i responsabili della comunicazione, e la comunicazione è sparita dal calcio».

Allarghiamo il campo: 3 "persone eccezionali" che hai conosciuto nel mondo del calcio - al di là dei ruoli - e perchè...
«La prima che mi viene in mente è Luis Cesar Menotti, allenatore della nazionale argentina che vinse il Mondiale del 1978, quello della giunta di Videla, per intenderci. Una miniera inesauribile di aneddoti, di storie e di saggezza. Sembrava uscito da un romanzo di Osvaldo Soriano. L’ho conosciuto purtroppo brevemente, quando allenò la Sampdoria. Il secondo è Pep Guardiola, che ho conosciuto quando venne in Italia da calciatore con il Brescia. All’epoca ero corrispondente dall’Italia di El Mundo Deportivo (uno di quotidiani sportivi di Barcellona) che, ovviamente, lo seguiva quotidianamente come una vera star. L’impressione? Un leader silenzioso o quasi. Idee chiare, non molte parole, una lucidità di pensiero straordinaria. Il terzo è Jorge Valdano. Uno che ha vissuto il calcio da tutti i punti di vista: giocatore, allenatore, dirigente, giornalista, commentatore. Una persona speciale. So che è un aggettivo abusato e banale, ma per il momento non me ne viene uno migliore».
 
Scrivi di calcio - e, più in generale, di sport - ma non solo. Sei anche traduttore dallo spagnolo di romanzi e saggi. Come è nata questa ulteriore occupazione?
«E’ nata da una vecchia passione per l’America Latina e il mondo ispanico. Viaggi, vacanze, curiosità. Ho imparato la lingua per strada, totalmente autodidatta. Ho cominciato a tradurre libri per tenermi in esercizio. Traducevo e li tenevo nel cassetto. Tra questi c’era “Splendori e Miserie del Gioco del Calcio”, di Eduardo Galeano. Quando seppi che Gianni Minà lo aveva comprato per la sua collana sull’America Latina alla Sperling e Kupfer, mi sono lasciato convincere a mandare il manoscritto. Con quel complesso di inferiorità che noi provinciali ci portiamo dietro, non avrei mai creduto che lo avrebbero accettato. Invece è successo. Poi l’incontro con Luis Sepulveda, qualche porta che comincia ad aprirsi. Di libri ne sono arrivati altri 42, se tengo bene il conto, ma soprattutto sono arrivate tante belle persone nella mia vita. Non credo ci sia retribuzione migliore di quella».

Sei amico di Jorge Valdano, che è stato giocatore Campione del Mondo, allenatore Campione di Spagna ed è scrittore: possibile che ci sia una tale concentrazione di così differenti talenti in una sola singola persona? Chiudiamo la chiacchierata parlando di questo campione...
«È un rapporto del quale sono orgoglioso, perché è un’amicizia che io definisco diseguale. Lui era prima allenatore del Valencia, poi del Real Madrid, poi direttore generale del club, e io sono un giornalista di provincia che non avrebbe potuto essergli utile a niente. Invece è nato un feeling quasi immediato, soprattutto parlando di libri. E da allora, ogni volta che sono stato a Madrid ha sempre trovato un po’ di tempo per me, anche prima di partite importantissime. Ma potrei dirti che mi ha risposto a degli sms che gli ho mandato mentre era in trattativa per comprare Cristiano Ronaldo. Poi pensi a certa gente che non si degna di risponderti al telefono e... tiri le conclusioni. È un fuoriclasse assoluto. Lo è anche nella scrittura. Sono felice di avere insistito molto con le case editrici italiane per pubblicare i suoi libri. In tanti, ancora oggi, quando proponi un libro sul calcio, storcono il naso. Invece “Il sogno di futbolandia” è andato benissimo. E ora sta per uscire “Gli undici poteri del leader”. La traduzione è quasi a punto. Incrociamo le dita...».
 
Pierpaolo Marchetti al Premio Prisco 2014
(Intervista dal minuto 5:00)
 
Luca Maggitti
Stampa    Segnala la news

Condividi su:




Focus on Roseto.com
Roseto.com - Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere. - Registrazione al Tribunale di Teramo N. 540 Reg. Stampa del 19.08.2005.
Direttore responsabile: Luca Maggitti   Editore: Luca Maggitti   Partita IVA 01006370678
© 2004-2024 Roseto.com | Privacy | Disclaimer Powered by PlaySoft