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Sabato, 4 Maggio 2024 - Ore 10:25 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Storia e memoria
ALBERTO MENICHELLI E ROBERTO BERTUZZI: GLI UOMINI DI ENRICO BERLINGUER.
Alberto Menichelli e Roberto Bertuzzi ad Atri, all’ingresso della mostra fotografica su Enrico Berlinguer.

Una parte della mostra fotografica su Enrico Berlinguer.

La prima pagina de l’Unità del 13 giugno 1984, per il funerale di Enrico Berlinguer.

Ricordi di una giornata bellissima, trascorsa con due persone speciali.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 31 Luglio 2015 - Ore 20:00

«L’appartenenza è avere gli altri dentro di sé».
 
Così cantava Giorgio Gaber, lo stesso che, in un’altra canzone diceva: «Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona».
 
Alberto Menichelli e Roberto Bertuzzi sono due uomini con un forte senso di appartenenza. E, non a caso, hanno avuto, hanno e avranno Enrico Berlinguer dentro di loro.
 
Romani, quasi fratelli (Menichelli il maggiore) stante il tempo trascorso insieme, hanno lavorato a fianco del segretario del PCI. Menichelli - autista e molto di più - è stato la sua ombra per quindici anni, Bertuzzi - addetto alla sicurezza - è arrivato più tardi. Entrambi gli sono stati vicino fino alla fine, vedendolo purtroppo morire.
 
Sono stati due uomini di partito, del PCI, che hanno servito gli ideali servendo il loro segretario. Non due assunti che tiravano a finire la giornata timbrando il cartellino, bensì due compagni pronti a rischiare la vita per Enrico Berlinguer.
 
Dovremmo pensarci, ogni tanto, agli uomini che hanno fatto la storia. Non direttamente a loro, bensì valutando i collaboratori più stretti e umili. Quanti sacrifici avrà fatto l’aiutante di campo di Giulio Cesare o il maniscalco del suo cavallo? Quante notti insonni avrà passato il segretario di Winston Churchill e quante peripezie il suo autista? Quanto è stato (è tuttora, suppongo) sotto pressione la persona che si occupa della sicurezza di Fidel Castro?
 
Se è vero che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna (e viceversa), mi viene allora da pensare a quanto siano importanti i “numeri due” (e successivi) delle persone che fanno la storia. Perché il loro è un ruolo lontano da riflettori e approvazione sociale, molto spesso malpagato in relazione ai sacrifici, ma importantissimo.
 
Insomma: bisogna essere persone speciali per assistere le persone importanti. E Alberto Menichelli e Roberto Bertuzzi, come ho avuto modo di constatare dialogando con loro sabato 25 luglio ad Atri, sono persone speciali.
 
Persone capaci di grandi sentimenti come la gratitudine. Verso il sindaco di centro-destra di Atri, Gabriele Astolfi, che ha organizzato la giornata su Berlinguer con la presentazione del libro di Menichelli (In auto con Berlinguer. Quindici anni con il Segretario del PCI), un cortometraggio, la mostra e l’intitolazione di largo Enrico Berlinguer (poi rimandata per problemi in ordine a un’autorizzazione prefettizia). Un sindaco più che di centro-destra, visto che, entrando al Teatro Comunale, gli ho sentito dire in dialetto e sorridendo a uno (che mi pareva lontano dalle sue posizioni politiche) che ha preso sottobraccio: «Ci avresti mai pensato? Il sindaco fascista che rende onore al più grande comunista».
 
Capaci della sensibilità, come quando Menichelli ha ricordato – a teatro – di quando è andato a prendere Giorgio Almirante, che si era messo in fila fra la gente per salutare la salma di Enrico Berlinguer, portandolo al secondo piano, fra i big del PCI.
 
Capaci di amore sovrumano, come quando Menichelli, accompagnando a casa la famiglia di Enrico Berlinguer dopo i funerali del segretario, disse: «Un dolore così forte io non l’ho provato neanche quando è morto mio padre. Ricordatevi che Menichelli per voi ci sarà sempre». E così fu, visto che Alberto accompagnò per un anno (provate a pensarci) l’ultima delle figlie di Berlinguer, Laura, al ginnasio. Ogni mattina, con la sua auto privata, per attenuare il trauma della scomparsa del padre nella figlioletta.
 
Capite? Uomini che, se non possono definirsi di un altro pianeta, sono almeno di un’altra pasta rispetto al deserto odierno, forgiati da valori enormi rispetto alla palude che invade questi nostri anni.
 
Alberto e Roberto, nel poco (troppo poco) tempo passato insieme mi hanno detto di quanto importante fosse per loro – e per Enrico Berlinguer – la parola “noi”. Poi uno come fa a non andare ancora con la mente a Giorgio Gaber, che proprio nell’epilogo della sua “Canzone dell’appartenenza” sentenzia, pur con la dolcezza dell’inizio condizionale: «Sarei certo di cambiare la mia vita, se potessi cominciare a dire noi».
 
Un “noi” speciale per provocare un colpo di reni orgoglioso a questa Italia spompata. Un’Italia che era avanti decenni, grazie alle lotte per il divorzio e l’aborto, come ti ricorda Bertuzzi mentre si discute a tavola. Altro che “bodyguard”, questo sarà pure stato un “gorilla” di Berlinguer (chiedo scusa a Roberto del termine, è solo per spiegarmi), ma del palestrato con l’auricolare incarnato nell’orecchio non ha proprio niente.
 
Sarà per questo che il servizio di sicurezza del PCI funzionava, oltre alle macchine blindate che – toste come le loro – le aveva solo il Presidente della Repubblica. Non Moro, purtroppo. Non il povero Aldo Moro. Che quando fu assassinato dalle Brigate Rosse iniziò a far morire, involontariamente e indirettamente, anche Enrico Berlinguer, che iniziò a immalinconirsi e chiudersi progressivamente, rinunciando al buonumore e agli scherzi che le persone del suo staff ben conoscevano.
 
Insomma: una bellissima mezza giornata, quella atriana di sabato 25 luglio 2015, grazie ad Alberto Menichelli e a Roberto Bertuzzi, a Paolo Di Vincenzo e agli altri organizzatori, agli amministratori del Comune di Atri che hanno voluto la manifestazione.
 
Una giornata che mi resterà impressa così come mi sono restate impresse le foto della splendida mostra allestita in Municipio.
 
Onorato di aver conosciuto due persone come Alberto Menichelli e Roberto Bertuzzi, che silenziosamente hanno contribuito a fare la storia, consapevoli di essere piccole componenti di un grande ingranaggio, ma attenti a fare sempre il loro dovere, perché il contrario avrebbe rotto l’ingranaggio stesso.
 
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Mercoledì 22 luglio 2015
Memoria
ATRI RICORDA ENRICO BERLINGUER, ALLA PRESENZA DELLA FIGLIA BIANCA.
Sabato 25 luglio 2015 dalle ore 10, cortometraggio, libro, mostra e intitolazione di spazio pubblico. Una giornata dedicata allo storico segretario del Partito Comunista Italiano.
 
Luca Maggitti
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