E voi, tifate Coppi o Bartali?
Curzio Malaparte, nel delizioso libriccino “Coppi e Bartali” (Adelphi, 2009, Euro 5,50), descrive da par suo i campionissimi del pedale che divisero l’Italia. Ecco un paio di pennellate...

Fausto Coppi non è protetto da nessuna santa. Non ha nessuno, in cielo, che si occupi di lui. Il suo manager e il suo massaggiatore non portano le ali. È solo. Solo sulla sua bicicletta. Non pedala con un angelo appollaiato sulla spalla destra. È un uomo. Un “uomo” nel senso più moderno e scientifico della parola.
Bartali è un uomo nel senso antico, classico e anche metafisico della parola. È un asceta che in ogni istante mortifica e dimentica il corpo, un mistico che confida soltanto nel proprio spirito e nello Spirito Santo. Gino sa che, se il motore della Provvidenza perde anche un solo colpo, per lui può arrivare la disfatta. Bartali prega pedalando.  Alza la testa solo per guardare al cielo. Sorride ad angeli invisibili.

Domani, nel derby di Bologna che torna nel basket di Serie A nel giorno di Natale, due abruzzesi di Chieti si sfideranno nella stracittadina. Insomma: A, come Abruzzo.

Stefano Mancinelli, classe 1983, è il simbolo della Fortitudo Bologna con la quale ha pure vinto lo Scudetto.
Giampaolo Ricci, classe 1991, è uno dei volti nuovi della Virtus Bologna.

“Mancio” è stato il Capitano dell’Italia, “Pippo” ha vestito l’Azzurro aiutando la Nazionale a riconquistare il Mondiale ed essendo l’ultimo taglio prima del Mondiale 2019.

Insomma: ci sono anche abruzzesissimi arrosticini nel derby dei tortellini.

Già, ma chi è Coppi e chi Bartali? A mio avviso, impossibile dirlo, perché in Stefano e Giampaolo si ritrovano e mescolano qualità sia dell’algido Fausto sia del Ginettaccio popolare.

Di certo, però, sono i giusti esempi delle squadre per le quali si battono: più caciarone Mancinelli, amante della bella vita e della battuta in dialetto (in puro stile Fortitudo), più controllato e borghese Ricci, figlio dell’ex Sindaco di Chieti e destinato a un futuro da laureato in Matematica.

Anche la loro carriera è diversa. Predestinato “Mancio”, chiamato giovanissimo alla Fortitudo e subito nel giro della Serie A, pragmatico “Pippo”, capace di giocare in tutte le categorie dalla C fino alla A, passando per la Stella Azzurra Roma e migliorando campionato dopo campionato, fino ad arrivare a un livello che nessuno (o quasi) avrebbe pronosticato per lui.
 
Come sta andando, finora, la loro stagione, dopo 13 partite di campionato?
Mancio in 17,3 minuti segna 5,2 punti, cattura 2,6 rimbalzi e totalizza 4,4 di valutazione. Pippo in 24,3 minuti infila 8,2 punti, arpiona 4,5 rimbalzi e combina per 9,2 di valutazione.

Domani magari si marcheranno e, prima dell’inizio, forse ci scapperà pure un “Auguri, Combà”.

A noi, abruzzesi amanti del basket, l’orgoglio di vedere due corregionali protagonisti in campo nel derby di “Basket City”.