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Roseto Basket Story – 2000: il Roseto in A1!
VALERIO AMOROSO E ANTONELLO RUGGIERO: ROSETO, DOVE TUTTO È INIZIATO...
Roseto, Serie A2 1999/2000. La squadra promossa in Serie A1. In piedi, da sinistra: Valerio Amoroso, Giovanni Savio, Albert Burditt, Alejandro Gomez, Andul Fox, Paolo Moretti, Mario Boni. In ginocchio, da sinistra: Maurizio Giadini, Antonello Ruggiero, Leo Busca, Francesco Orsini, Matteo Fusco (massofisioterapista).
[Elio D’Ascenzo]


Valerio Amoroso, nel Roseto di A2 1998/1999.
[Elio D’Ascenzo]


Antonello Ruggiero, nel Roseto di A1 2000/2001.
[Ciamillo&Castoria]


Emanuele Di Nardo intervista i due giocatori che, 20 anni fa, completavano la rotazione del Roseto promosso nella massima serie.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 11 Aprile 2020 - Ore 17:30

Correva l’anno 1998 e, sul litorale rosetano, a distanza di pochi mesi, approdarono due giovani cestisti campani, dall’indubbio valore tecnico: Valerio Amoroso e Antonio “Antonello” Ruggiero. Con la canotta di Roseto avrebbero vissuto tante emozioni, muovendo i primi passi nel mondo della palla a spicchi italiana. E sarebbe stato proprio Roseto il trampolino di lancio per le loro importanti carriere e per la granitica amicizia che li lega tutt’ora. Abbiamo colto l’occasione del ventennale della promozione del Roseto in A1 per sentirli, visto che entrambi erano nella squadra che vinse la A2 1999/2000.

Prima di arrivare a Roseto, vi conoscevate? Anche se siete usciti da due settori giovanili differenti, nei campionati juniores campani vi eravate affrontati qualche volta?
Ruggiero: “Ci siamo incontrati tantissime volte nelle giovanili perché venivamo da due dei migliori settori giovanili campani: io ho iniziato con la Juve Caserta, Valerio era a Battipaglia. Dopo il fallimento di entrambe le Società, andammo a Roseto. Solo che lui arrivò a stagione in corso, verso gennaio, quando Roseto disputava la Serie B. Ad agosto arrivai anche io”.
Amoroso: “Ci conoscevamo di nome perché, nonostante fosse più piccolo di me di un anno, ci siamo affrontati molte volte a livello giovanile. Sicuramente Antonello stava un passo avanti a molti”.

L’esperienza rosetana cosa vi ha lasciato, umanamente e sportivamente? Come hanno vissuto due giovani aspiranti cestisti il proiettarsi in Serie A?
Ruggiero: “Roseto andò in A2 nel 1998 e aveva ambizioni anche a livello juniores, volendo costruire un settore giovanile importante. Infatti con me arrivarono anche Giuliano Maresca e Fiorello Toppo. Pertanto accettai con grande entusiasmo di trasferirmi in Abruzzo per vivere un’esperienza sportiva che mi avrebbe lasciato tanto. Poi mi sono innamorato della città e del calore del pubblico rosetano che definire fantastico sarebbe riduttivo. Gli anni a Roseto mi hanno lasciato anche grandi amicizie come quella con Valerio. Aver avuto, poi, maestri come Boni e Moretti è stato il massimo”.
Amoroso: “Io sono arrivato a Roseto l’anno della Serie B, nella stagione 1997/1998, ed ero il primo ragazzo non proveniente dalle giovanili rosetane della cantera. Poi la Società, molto ambiziosa e preparata, ha voluto puntare sulla costruzione di un settore giovanile, tanto che prese Ruggiero, Maresca e Toppo. Con quel gruppo fantastico arrivammo alla finale nazionale, poi persa con Livorno. Ma fu fantastico anche perché si venne a formare quella grande amicizia con Antonello che dura sino ad oggi. Noi due eravamo gli under più addentrati nella prima squadra e ‘Ruggio’ dimostrava già una preparazione incredibile.”

Per avere più spazio, siete stati mandati a Torre de’ Passeri dove ancora oggi molti si ricordano del vostro grande talento. Quanto vi è servita quella “palestra” per la vostra carriera e per la vostra amicizia?
Ruggiero: “Puntando su di noi, Roseto voleva farci giocare molto e, mentre eravamo nel giro della prima squadra e continuavamo la nostra trafila giovanile, siamo andati a Torre de’ Passeri in virtù del doppio tesseramento. La Torre Spes disputava la C2 e sicuramente rappresenta un ricordo felice della mia carriera. A ripensarci mi viene da sorridere perché, ad esempio, spesso eravamo costretti a giocare in campi improbabili come la chiesa sconsacrata di Popoli: l’ingresso per gli spogliatoi era talmente stretto che Valerio, non riuscendo a passare, dovette spogliarsi in campo. L’anno dopo giocai, sempre in doppio tesseramento con Giulianova ma, raggiunta la quota di presenze, Roseto m’offrì un contratto professionistico e quindi giocai solo lì”.
Amoroso: “La sfortuna nostra era che il girone juniores fosse scarso e allora Roseto volle darci la possibilità di fare un campionato senior con la Torre Spes. Credo che Torre sia una grande realtà che porto nel cuore. Tutti erano fantastici e, sia dopo una vittoria che una sconfitta, si usciva tutti insieme a mangiare gli arrosticini! Ti racconto un aneddoto: avevo appena ricevuto la patente e, chiedendo in prestito la macchina dell’americano Jamaal Johnson, prendevo Antonello e andavamo a farci dei lunghi giri, come due incoscienti. Frequentandoci tanto, legammo subito. La domenica, dopo il pranzo pre-gara, andavamo a farci una passeggiata sul lungomare e lì fantasticavamo sul nostro futuro e sulle nostre possibili carriere. Una di quelle domeniche Ruggio mi disse: “Oggi schiaccio!” ed io, prendendolo in giro, gli dissi: “Ma se non entrerai nemmeno in campo!”. Il pomeriggio non solo entrò, ma schiacciò anche. Io saltai due metri da terra per festeggiare quel canestro, proprio come se lo avessi segnato io. Gli voglio un mondo di bene. Sinceramente c’è anche il mio zampino sull’incontro con la sua futura moglie. Lei si stava sentendo con un altro ragazzo, ma sono riuscito ad avere il suo numero di telefono e l’ho subito dato ad Antonello. Poi il resto è storia. Ma mancava ancora un tassello per rendere tutto speciale (ride ndr): il giorno del matrimonio arrivai tardi in chiesa ed il sacerdote, vedendomi arrivare di fretta, mi fece una ramanzina e dovetti andare vicino all’altare dove passai quasi tutto il tempo della messa, facendo una figura barbina che tutt’ora mi fa arrossire”.

Dopo Roseto non siete mai stati più insieme in squadra…
Ruggiero: “Dopo Roseto ognuno di noi ha preso la propria strada. Io sono sceso di categoria per poter continuare a crescere e per avere un minutaggio più consistente. È un rammarico non aver incontrato più Valerio in una squadra”.
Amoroso: “Non abbiamo avuto la possibilità di giocare ancora insieme ma sono sicuro che Antonello avrebbe meritato di più. Nel basket come nella vita ci vuole molto ‘fattore C’ e ‘Ruggio’ non sempre si è trovato nel posto giusto nel momento giusto. Se dovesse iniziare a giocare oggi, partendo dalle giovanili, sarebbe sicuramente da Serie A1”.

Mi dite una caratteristica tecnica che vorreste avere dell’altro e una qualità umana che apprezzate particolarmente sempre dell’altro?
Ruggiero: “Del suo grande bagaglio tecnico ho sempre ammirato i movimenti spalle a canestro, l’utilizzo del piede perno e delle finte per segnare. Ma, più di tutto, Valerio per me è un grandissimo amico, con lui ho condiviso molte cose. Mi sono diplomato con lui, ho condiviso la camera dell’hotel nelle trasferte e, quando andai via da Giulianova per stare definitivamente con Roseto, mi trasferii proprio a casa sua. Pochi giorni fa ci siamo sentiti al telefono ed abbiamo ricordato molti aneddoti divertenti”.
Amoroso: “È un professionista, una macchina che lavora incessantemente per migliorarsi. È uno dei pochi che ritiene che il lavoro paghi sempre. Per le qualità umane, dovrei fare un elenco interminabile ma sarei di parte!”.

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Emanuele Di Nardo
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Emanuele Di Nardo
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