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Sabato, 27 Luglio 2024 - Ore 13:18 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Guerra e rifugiati
OLGA SITKOVSKAIA: GIORNALISTA DA KHARKIV A ROSETO, SPERANDO NELLA PACE E INSEGNANDO LA LINGUA UCRAINA.
Olga Sitkovskaia mentre conduce il TG nella TV di Kharkiv.

Olga Sitkovskaia durante i suo lavoro di giornalista in Ucraina

Olga Sitkovskaia mentre conduce il TG nella TV di Kharkiv.

Fuggita dopo i bombardamenti del 2022, la giornalista è stata a Roseto, dove è recentemente tornata. L’ho conosciuta casualmente e, saputo che si trattava di una collega, intervistata per sapere come si sente con vita e lavoro sospesi dalla guerra.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 14 Maggio 2024 - Ore 20:45

Kharkiv è la seconda città dell’Ucraina, che dal 24 febbraio 2022 subisce l’invasione dei russi voluta da Vladimir Putin. In questi giorni è fortissima la pressione degli invasori sul centro più grande del Paese dopo la capitale Kyiv, come dimostra il bombardamento di un grattacielo in centro avvenuto poche ore fa. La bella città, fondata nel 1654, nel 2021 contava poco meno di un milione e mezzo di abitanti.

Olga Sitkovskaia è una giornalista di Kharkiv, rifugiata a Roseto degli Abruzzi, che ho conosciuto casualmente domenica scorsa in un locale, in cui sta dando una mano per guadagnarsi da vivere (ma fa molte altre cose, grazie ai social network).

Non avevo idea che fosse una collega e quando ho saputo che era ucraina, mentre sorrideva a Mamma Liliana scusandosi per il suo italiano, le ho detto che qui a Roseto c’erano stati già rifugiati alcune persone poi diventate amiche come i coach di basket Vladimir Kholopov e Dimitri Kolomichenko e che anche io avevo fatto il cameriere da giovane, cambiando vari lavori per poi ritrovarmi giornalista.

Olga ha sorriso amaro chiosando: “Anche io sono una giornalista”. Al che sono rimasto come un mammalucco, con la mandibola caduta mentre cercavo di dare un ordine razionale a ciò che avevo sentito. Così le ho parlato di Roseto.com e del mio lavoro e le ho chiesto del suo passato lavoro. Olga mi ha mostrato cosa faceva sui social media. Vedendola all’opera ho pensato, schietto e brutale: è come se in Italia fosse arrivata la guerra, Lilli Gruber fosse scappata e oggi fosse rifugiata all’estero, lavorando in un locale per mantenersi.

Il misto di ammirazione verso questa donna che non vuole piagnistei, unito alla frustrazione nel vedere che il criminale di guerra Putin continua la sua scientifica macelleria in terra ucraina, mi ha portato a chiederle una intervista. Da buona collega, non me l’ha rifiutata.

Perché questa intervista? Perché credo che il popolo ucraino – come tutti i popoli invasi, bombardati, assassinati, stuprati – stia soffrendo molto e meriti comprensione e supporto. Cose che nascono dalla conoscenza dei fatti e – in questo caso – delle vite delle persone che formano un popolo.

Spero che questa conversazione con Olga possa servire alle persone a solidarizzare sempre più con il popolo ucraino e tutti i popoli invasi. E spero, per la mia collega, che possa al più presto tornare a fare la giornalista, dove lei vorrà. Perché è questo che vorrebbe fare e non può più fare perché un criminale di guerra ha invaso il suo paese.

Eccovi l’intervista.

Olga, che studi hai fatto?
«Ho una formazione economica, ma ho sempre sognato di fare la giornalista. Perciò, dopo la laurea all’Università di Kharkіv, ho completato i corsi privati e sono andata a lavorare in televisione. Ora insegno lingua ucraina e oratoria in pubblico e gestisco un video blog sulla lingua ucraina».

Per quanto tempo hai lavorato come giornalista, in Ucraina?
«Dal 2010 al 2022».

In quali mass media hai lavorato e in quali città?
«In televisione nella mia città natale, Kharkіv. Avevo il mio programma sugli eventi culturali della città ed ero la conduttrice di uno spettacolo mattutino. In seguito, mi sono trasferita a lavorare nella redazione delle notizie».

Cosa ricordi del giorno in cui la guerra ti ha costretta a scappare?
«Ricordo che mi svegliai alle 5 del mattino, per la chiamata di un amico che mi ha gridato al telefono: “Svegliati, la guerra è iniziata!”. Si sentivano già degli spari fuori dalla finestra. Non c’erano state ancora esplosioni nel centro della città, quindi sono riuscita a prepararmi e a guidare fino a casa dei miei genitori. È stata una giornata di completo shock e incertezza, nessuno sapeva cosa fare. Poche persone credevano che la guerra sarebbe iniziata, invece la guerra è scoppiata molto rapidamente. Nei successivi 5 giorni i russi hanno bombardato il centro della nostra città».

Dal 24 febbraio del 2022 ad oggi, in quali posti hai vissuto?
«Prima a Cracovia, in Polonia; poi a Roseto, in Italia; quindi a Barcellona, in Spagna. Ho trascorso anche un mese e mezzo in Brasile. Poi ho provato a tornare a casa, vivendo a Kharkiv per 3 mesi, ma i russi stanno bombardando di nuovo la mia città, quindi sono tornata a Roseto: questa bellissima città sul mare, in Abruzzo».

Riesci a sentire la tua comunità, in Ucraina? Qual è il sentimento dominante della popolazione ucraina aggredita dai russi?
«Gli ucraini sono molto uniti, perché amiamo moltissimo il nostro Paese e la nostra società si sostiene molto a vicenda. Gli invasori sono venuti nella nostra terra, stiamo difendendo le nostre case, i nostri territori e il nostro diritto alla vita. L’Unione Sovietica è crollata molto tempo fa e da tempo siamo uno Stato sovrano indipendente. La Russia è un impero che intraprende guerre contro paesi pacifici, per conquistare quanto più potere possibile. Il popolo russo vive molto povero, in un paese enorme in cui molte persone non hanno istruzione, infrastrutture normali e molti non hanno nemmeno mai visto cosa sia una lavatrice. È facile controllare persone con queste mancanze e instillare odio nei confronti dello stato vicino».

Kharkiv è la seconda città dell’Ucraina, dopo la capitale, ed è vicina alla linea del fronte. Quanto sta soffrendo e come è possibile la vita quotidiana, sotto i bombardamenti?
«La tattica della macchina militare russa è quella di intimidire i civili e distruggere le città. Ricorda Aleppo, in Siria, per fare un esempio. La stessa cosa sta accadendo adesso a Kharkіv. Questo è terrorismo, nemmeno guerra. I nostri bambini muoiono nei parchi giochi, perché è impossibile prevedere quando arriverà la prossima bomba ed è anche difficile vivere costantemente in un rifugio antiaereo. È la vita al limite, la roulette russa. Avevamo una bellissima città, molti edifici storici, buone infrastrutture, parchi. I russi stanno distruggendo tutto. La nostra città continua a vivere e combattere, i nostri servizi pubblici piantano persino fiori nei servizi e ripuliscono immediatamente le conseguenze dei bombardamenti in città, perché questo è l’eroismo della popolazione civile e il grande amore per la propria città e il proprio Paese, motivo per cui molti vivono ancora a Kharkіv anche sotto le bombe».

Riesci a praticare la tua professione giornalistica anche all’estero?
«A Barcellona ho lavorato alla radio ucraina, ma ora il mio canale di comunicazione sono i social network».

Tu sei di lingua russa, perché nella tua città si parla russo. Poi hai imparato l’ucraino per il tuo lavoro e adesso lo insegni. La voglia di conservare la tua lingua, di insegnarla e valorizzarla, è legata anche alla guerra di invasione che subite dai russi e quindi al diritto all’esistenza della lingua e della cultura dell’Ucraina?
«Si certo. In precedenza, il fatto che parte dell’Ucraina parlasse russo non era un problema, ma ora è molto importante per noi separarci il più possibile dal paese invasore, quindi stiamo passando alla lingua ucraina. Questo fa parte dell’autoidentificazione e di una lotta sul fronte culturale. All’inizio della guerra si trattava di un progetto di volontariato, le persone volevano unirsi e la lingua ucraina era un elemento importante di autocoscienza. Adesso insegno ucraino, questo è il mio lavoro. Sono felice di vedere come i miei studenti passano all’ucraino e sono felice di aiutarli in questo processo».

Insegnare la lingua, potendo contare sui social media, ti consente di farlo anche da qui, a Roseto. Come evolverà il tuo progetto?
«Il mio progetto è un organismo vivente, quindi è in continua evoluzione. Nel mondo di oggi, grazie ai social network, posso continuare la mia attività da qualsiasi luogo. Roseto è un ottimo posto per questo, è tranquillo e un ambiente favorevole alla creatività. Qual è il prossimo passo? Non ho pianificato nulla ormai da 2 anni, per la guerra, quindi sono molto interessata a dove questo porterà il mio progetto».

Cosa ti piacerebbe fare nei prossimi 5 anni, per avere un progetto di vita a medio termine?
«Per gli ucraini questa è una domanda che già fa sorridere. Chi ha vissuto la guerra sa cosa vuol dire non essere in grado di pianificare a lungo termine. Oggi tutti gli ucraini vivono alla giornata. Due anni fa ero giornalista e conduttrice televisiva, poi sono diventata rifugiata. Adesso insegno ucraino online. Vorrei solo che la guerra finisse».

Cosa speri per la tua terra?
«Spero che la guerra finisca e che ci restituiscano i territori conquistati con la forza, perché in questo modo noi saremo in grado di ricostruire le nostre vite sulla nostra terra. Gli ucraini vivevano molto bene prima della guerra, il nostro popolo è molto dinamico e amiamo l’innovazione, quindi sono sicura che dopo la fine della guerra l’Ucraina si riprenderà rapidamente e diventerà ancora migliore. La cosa peggiore è che molte persone muoiono e le persone sono la cosa più preziosa che abbiamo. Putin e i suoi compagni non uccidono solo gli ucraini, ma anche il loro stesso popolo, mandando soldati russi a morire in guerra per ragioni sconosciute. Spero che la Russia crollerà come paese imperialista, così non dovremo più essere vicini di “Mordor”».

Un tuo ultimo pensiero, su Roseto degli Abruzzi?
«Siamo molto grati agli italiani e soprattutto ai residenti di Roseto degli Abruzzi, per il loro sostegno agli ucraini in circostanze così difficili. A molti l’opportunità di venire a Roseto ha salvato la vita. La guerra è la cosa più terribile che esista sulla Terra, perché la guerra è iniziata dalle persone e chi attacca è sempre da biasimare. Ci stiamo difendendo, è molto importante capire che sono i russi ad attaccare e gli ucraini si difendono in questa guerra».

Luca Maggitti Di Tecco
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