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Basket in carrozzina – Serie A1 – Las Mobili, Regione Abruzzo, Amicacci Giulianova
FRANCO GRAMENZI E GLI AMICACCI
VINCENTE
Franco Gramenzi in panchina con gli Amicacci.


4 SALTI I NBARELLA
Particolare di una carrozzina degli Amicacci.


VINCENTI
Gli Amicacci festeggiano la conquista dei Playoff Scudetto.


Ancora complimenti al sodalizio di basket in carrozzina, fresco della conquista dei Playoff Scudetto.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 18 Aprile 2008 - Ore 14:00

Pubblicato su Superbasket #16/2008, pagina 81 .

“4 salti in barella”. Chi se lo scorda più quell’adesivo, appiccicato sulla carrozzina di uno degli Amicacci Giulianova, a qualche centimetro dalle ruote che danno la libertà di essere diversamente abili e ad oceani di distanza da chi stende mani finto pietose piene di niente.

“4 salti in barella”, carrozzine in circolo e di lato coach Franco Gramenzi, alle prese con il lato oscuro – per gran parte dei mass media e degli appassionati – del mondo della pallacanestro: il basket in carrozzina. Di Franco ricordo una cosa detta col sorriso, ai tempi del Teramo portato dalla B2 alla A1: “Dopo aver allenato Mario Boni (testimonial degli Amicacci) e Tyrone Grant insieme sono pronto a qualsiasi sfida”.

Così me lo trovo in tuta al PalaCastrum di Giulianova, a dare una mano a coach Fabrizio Durantini, per allenare gli Amicacci, griffati Las Mobili e supportati dalla Regione Abruzzo, impegnati nel campionato di Serie A1 di basket in carrozzina.

Perché? Perché Franco ha comprato casa a Giulianova, vicino al mare, dove vive con la sua compagna Sandra e perché se ti chiama Peppino Marchionni, factotum della Polisportiva Amicacci, non puoi dire di no, come in tutte le cose in cui non ci sono calcoli da fare. Franco si è regalato volentieri ad una realtà non sua dopo aver chiuso i conti con Veroli, dove allenava il “basket in piedi”, con il modo che tutti gli riconoscono: poche parole, moltissimi fatti.

Gramenzi ha parlato con coach Fabrizio Durantini e con tutti i componenti dell’allegra brigata degli Amicacci, provando a restituire qualche pillola di saggezza cestistica in cambio del molto avuto in termini di emozioni e lezioni di vita. Già, perché frequentare gli Amicacci di Giulianova significa rimettere in fila le cose della vita e fare un corso accelerato di schiettezza.

Pensi che prima di andare a vederli allenarsi, si debba aprire la valigia con lo spago che tiene fermi i luoghi comuni sulla disabilità e invece, se non stai attento, prendi le giuste pernacchie da gente volitiva, tosta, che se la vuole vivere e godere. Anche se poi magari si inzaccherano tutti, una mattina di pioggia e pantani, prima di salire sul pullman che li deve portare a giocarsi la salvezza sul campo a Porto Torres, insolentiti dalla mala attenzione di qualche automobilista per niente abile, che se ne frega.

Amicacci: il destino nel nome di chi ha scelto di chiamarsi stropicciando il concetto nobile dell’amicizia e facendolo diventare il più superlativo dei vezzeggiativi da pacca sulla spalla.

Amicacci nati nel 1982, e quindi un anno oltre le nozze d’argento con la voglia di vivere, nonostante i bastoni conficcati fra le ruote della vita o – per chi ci crede – della malasorte. Amicacci, come il presidente Edoardo D’Angelo o il factotum Peppino Marchionni, uno che può tranquillamente arrivare ad emettere un comunicato stampa per parlare di una partita argomentando: “…Difatti al ritorno in campo, scendono le tenebre. Subito un parziale di 8 punti che ci taglia le gambe (ops la carrozzina) e la testa…”. Capite? Amici speciali, Amicacci, appunto!

Una polisportiva che ha il basket come pretesto e gioia collettiva e che si adopera per far star bene un gruppo di atleti provenienti dall’Italia e dall’estero, come Leandro De Miranda, il “Ronaldo” degli Amicacci, brasiliano capocannoniere del campionato o il turco Ozcan, il ceco Zak o lo svedese Larsson, che quando finisce l’allenamento si riavvita le gambe e poi magari va in bicicletta, insegnandoti perfettamente la differenza fra potere e volere. Poi c’è il centro Simone Turlo, che prima di inciampare nel destino era una promessa del basket in piedi e il profeta in patria Galliano Marchionni, tornato a Giulianova dopo stagioni passate in corazzate come Cantù e Santa Lucia Roma, con la voglia di lavorare con i giovani.

E’ nato così il progetto “Amicuccioli!” – il nome è una felice intuizione di FedLau, forumista di Roseto.com – che offre l’opportunità a ragazzini diversamente abili di praticare basket in carrozzina. E non solo a loro, visto anche a Giulianova è accaduto quel che ha riportato agli onori della cronaca Luca Blasetti, che ha scelto, da normodotato, di praticare il basket in carrozzina a Rieti. Già, perché un fratellino ha scelto di condividere le ruote, sedendosi e giocando con l’altro diversamente abile. Risultato? Due bimbi felici.

E in mezzo a tanti sorrisi puoi anche dimenticarti le incazzature di inizio campionato, l’ultimo posto in Serie A1 da neopromossi, dopo la cavalcata vincente della scorsa stagione e il cambio di guida tecnica. Perché si gioca per davvero e nessuno ci sta a perdere. Il cambio di guida tecnica ha portato in panchina Fabrizio Durantini e l’affiancamento di Franco Gramenzi.

Il risultato? Amicacci trasformati da goffi paperotti ad aquile reali che volano in faccia alla primavera. Vittorie a ripetizione, il Trofeo CIP e la salvezza conquistata in trasferta, prima di giocarsi il cielo a dadi conquistando uno storico playoff Scudetto.
Luca Maggitti
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