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Venerdì, 19 Aprile 2024 - Ore 16:21 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Scuola
NINO BINDI: LE PAGELLE FATELE VOI (EX) STUDENTI!
TACCO COUNTRY
Il Professor Nino Bindi.


STUDENTESSI
Roseto, ITC Moretti, anno scolastico 1986-1987, Classe IV Sezione E. Sandro Vagnoni e Luca Maggitti ammettono il 6 in condotta. Seduto, a sinistra della foto, il più pacioso Gianluca Standoli.


KING LIZARD
Parigi, Marzo 1998, cimitero di Père Lachaise. Marco D’Angelo e Luca Maggitti in pellegrinaggio sulla tomba di Jim Morrison. Dopo quell’anno, Luca Maggitti si è ritirato a Roseto degli Abruzzi.


Il mitico Professor Bindi ha un questionario da sottoporre ai suoi ex alunni e non. Stavolta il pagellone scolastico possiamo farlo noi. Cosa ne verrà fuori? Un libro!

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 28 Novembre 2008 - Ore 21:30

Quando – anno scolastico 1986-1987, primo quadrimestre – il Preside dell’ITC Moretti di Roseto degli Abruzzi, Professor Pancrazio Di Angelo, venne in IV E di persona a consegnare le pagelle, capimmo che qualcosa non andava.

“Sono venuto di persona per conoscere Maggitti e Vagnoni. Li voglio vedere”. Questo disse più o meno il Preside, prima di consegnare a Sandro e a me le pagelle con un sottile ghigno. Ricordo un solo voto, quello della condotta: 6. Beh, pensai, tutto sommato ho strappato la sufficienza (anche se negli anni passati ero abituato al 7 nel primo quadrimestre).

Non facemmo in tempo a riderci in faccia, Sandro e io, che il Preside sentenziò: “Con questo voto di condotta confermato al secondo quadrimestre, sarete bocciati. Io vi ho avvertito”.

Così andò che Sandro e io ci mettemmo di buzzo buono e raggiungemmo l’agognato 8 in condotta nel secondo quadrimestre (con 7 ce ne saremmo andati a … settembre con tutte le materie … più o meno quella, ricordo, fu la minaccia).

Eravamo davvero dei disgraziati. E non soltanto io e Sandro! Fermi come lo possono essere le onde del mare, ne avevamo sempre una in canna. Questioni con i professori, dibattiti, penne cadute a bella posta per tendere l’imboscata allo spacco della supplente bona, epiche disfide all’ultimo gavettone, marachelle a più non posso. Che gentaglia!

Casinari e casinisti, certo. La “maledetta” Sezione E andata “per nominata”. E però che bei ricordi. E che professori!

Se ci ripenso ho quasi tutti bei ricordi, con qualche sperduta – e dopo 20 anni annacquata – insufficienza che però non rimanda nessuno a settembre. Anche perché con noi ci voleva pazienza. Mamma quanta pazienza…

Il più amato dalla ciurma era senz’altro il mitico Professor Nino Bindi, che ogni mattino discendeva dalla sua bella Atri a bordo di una essenziale Citroen Visa omologata per 5 posti più vano cane da caccia al posto del bagagliaio.

Nino Bindi: profilo dantesco con nasone curioso e riporto che Renato Schifani – non potendo reggere il confronto – se l’è tagliato. Un riporto acqua e sapone (nel senso che correva voce che il riporto fosse proprio “bitumato” ad acqua e sapone contro ogni folata irriguardosa). L’impasto che il Professor Bindi versava sul suo capo pieno di intelligenza era qualcosa in grado di reggere fino a Scala Mercalli 6.

“Findus” lo soprannominammo, storpiando non so più perché il suo bel cognome.
Poi venne il tempo di “Tacco Country”, perché durante una sua spiegazione, per farci tacere (per Giove se eravamo insopportabili se ci ripenso a 39 anni…), pensò bene di dare una “taccata” alla cattedra, ottenendo subitaneo silenzio.

Nino Bindi era un fuoriclasse che manco Robin Williams nei provvisori panni del professor John Keating ne L’attimo fuggente avrebbe potuto nulla.

Anticonformista, diretto, talvolta saporito in certe sciabolate dialettali, provò a spingerci – tutti – verso il gusto per pensiero, del ragionamento, della fuga dai luoghi comuni e dalle frasi fatte.

Che ci stesse spiegando Diritto o Economia o che fosse venuto a riprenderci durante un “cup” fatto dirigendoci al Bar Porrini per giocare a ping-pong, Nino era sempre un passo avanti.

Amante della cultura (è stato poi Assessore al ramo ad Atri dando vita a simposi di scultura e iniziative artistiche da vero e proprio colpo d’ali per la Civitas Vetusta) e della musica, ebbe a farci sentire certi ritornelli di un’opera musicale in dialetto scritta da lui per la corale della sua città. Si illudeva, il poveretto, che quei cialtroni che gli stavano davanti avessero davvero fatto passi avanti nello scostarsi dalla marmellata che tutto uniforma (o quasi) quando sei a scuola. Si sbagliava. Soprattutto io e Marco D’Angelo prendemmo a sfotterlo in maniera feroce e stupidissima (però un milione di risate!) facendo canto e controcanto a base di “Zitte, zitte cummà, la spose…”. Da arrestarci per insolenza aggravata!

Nino però ci tollerava, consapevole che la gran parte dell’innaffiatura sarebbe andata persa. Perché noi eravamo gramigna. Perché le persone prima dei 18 anni cosa possono essere, in larga parte?

Nino Bindi era “strano forte”. Cacciatore, aveva per compagna di battute il cane Baffina, che oggi non c’è più e che pare si sia reincarnata di una password di computer per conservarne vivo il ricordo.

Per figlia aveva una bimba di nome Neve, chiamata così – questo ebbe a dirci “Tacco Country” – perché era pronto con sua moglie per uscire a far compere, ma poi iniziò a nevicare ad Atri e i coniugi trovarono di meglio da fare…

Una volta – impegnatissimi noi studenti in uno di quei test autoprodotti che non servono assolutamente a nient’altro che arrivare alla campanella – pensammo (male) di coinvolgerlo: “Ehi, Professore, come vorrebbe essere ricordato?” … e lui, secco: “Io non voglio essere ricordato”. E tutti a ridere, perché non ci credeva nessuno.

Perché Nino Bindi non te lo scordi. Uno che negli anni ’80 non aveva la televisione in casa e forse manco il telefono. Uno che quando ebbe l’infarto gli scrivemmo una lettera cumulativa con un incipit da carogne purissime che – più o meno – faceva: “Professore, le nostre preghiere hanno raggiunto l’insegnante sbagliato”. E giù risate, raddoppiate quando lo andammo a trovare e lui ci aprì il frigo di casa come si fa con gli amici. E qualcuno fece pure la furbata di bere da una ciotola più vezzosa degli altri bicchieri, prontamente vantandosene con Nino, che chiosò sorridendo ed accarezzando il ciotoloso bevitore: “Bravo, sei contento? Hai avuto l’onore di bere dal bicchiere di Baffina!”. Ancora mi reggo la pancia se ci ripenso…

“Prufssò, ci dì nù passagge?” E Nino prontamente imbarcava la teppaglia pinetese (Francesco Ciarcelluti, Marco D’Angelo, Domenico Pelusi), evitando loro l’ammasso sul pullman e lasciandoli ai piedi del bivio per Atri, dove se ne risaliva.

A scuola era bravo e sapeva spiegare in modo sapido e netto. Una piacere ascoltarlo, un impegno preciso non deluderlo.
E quando, una volta, Eraldo Mastrangelo da Silvi ebbe l’ennesima battuta a vuoto, chiedendo il rinvio dell’interrogazione, un “Findus” versione perfida gli pronosticò per punizione una tortura con crusca sulla pancia e grufolare d’intorno. Penso di aver riso poche volte come in quell’occasione.

Il Professor Nino Bindi ci accennò ad un libro. Voleva scrivere un libro sulla scuola. Qualche ora fa mi è arrivata – è proprio il caso di dire 20 anni dopo – una sua e-mail (che indirizzo poteva avere il mitico se non aquilone41@libero.it?). Eccola.

Carissimo Luca
non ricordo se ai tempi della tua ragioneria già vagheggiavo di scrivere un libro.
Uno studente di Giulianova mi ha incontrato e mi ha chiesto del libro che non c'è. Poi ha detto che se morirò senza averlo scritto ci rimarrà male.
Certo è che lo sto scrivendo. E' sulla scuola vista non solo da me ma anche dall'utenza.
Ti chiedo pertanto di avere pazienza e di dedicarmi qualche minuto per compilare il questionario allegato. Se poi potessi mettermi in rete il questionario insieme al mio indirizzo di posta elettronica aquilone41@libero.it
sperando d'intercettare qualche mio ex o comunque ragionieri diplomatisi dagli anni 70 in poi, te ne sarei grato.
Ciao.

Nino Bindi


Il questionario contiene 115 domande. Le risposte serviranno a Nino Bindi per la stesura del suo libro sulla scuola, vista soprattutto “dall’utenza”.

Insomma, dopo 20 anni ho (abbiamo) l’onore di poter aiutare “Tacco Country” a fare il suo libro!

Siccome il mitico si merita questo ed altro, chiedo a tutti quelli che leggeranno e si ricorderanno del Professore di scrivergli una email, chiedendogli l’invio del questionario. Nino lo invierà e tutti potranno contribuire alla stesura del libro con le loro risposte sulla scuola vista dall’utenza. Di più: sarà possibile aiutare il Professore con il “passa posta elettronica”, in modo da rintracciare quanti più ex studenti possibile, anche se – come specifica Nino all’interno del questionario – non sono stati suoi studenti.

Insomma: scrivete una email al Professor Nino Bindi e chiedetegli il questionario: sarà bello magari risentirlo dopo tanti anni e sarà bello, per una volta, tornare a fare un’ora di lavoro insieme!

Per concludere: che ne direste, ex studentesse e studenti del Professor Nino Bindi, di organizzare una bella rimpatriata con “Findus”? Il mitico, generoso come sempre, ha addirittura aperto la porta del suo “eremo” a Roccacaramanico per una giornata tutti insieme, commovendomi all’istante. Ma – per rivedersi – se l’organizzazione è troppo articolata, potrebbe anche bastare una pizzeria.

Andiamo con ordine: innanzitutto il questionario. Scrivete…

Professor Nino Bindi
aquilone41@libero.it
Luca Maggitti
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