[Pagine 25 e 26]
Fausto Coppi non è protetto da nessuna santa.
Non ha nessuno, in cielo, che si occupi di lui.
Il suo manager e il suo massaggiatore non portano le ali. E' solo. Solo sulla sua bicicletta. Non pedala con un angelo appollaiato sulla spalla destra.
E' un uomo. Un "uomo" nel senso più moderno e scientifico della parola.
Bartali è un uomo nel senso antico, classico e anche metafisico della parola. E' un asceta che in ogni istante mortifica e dimentica il corpo, un mistico che confida soltanto nel proprio spirito e nello Spirito Santo.
Gino sa che, se il motore della Provvidenza perde anche un solo colpo, per lui può arrivare la disfatta. Bartali prega pedalando. Alza la testa solo per guardare al cielo. Sorride ad angeli invisibili.
Fausto Coppi, invece, è un meccanico. Crede solo al motore che gli è stato affidato, vale a dire al suo corpo: è solo lui, voglio dire, a condurre la macchina, il suo corpo. Dalla partenza all'arrivo, dall'inizio alla fine della corsa, non smette un solo istante di tenere sotto controllo quel motore preciso, delicato e formidabile che è il suo corpo.
Pedala a testa bassa, gli occhi fissi su invisibili manometri. Sa che una perdita d'olio, un semplice colpo in testa, un accesso di tosse del carburatore, la sincope di una candela possono costargli la vittoria.
Coppi non teme l'inferno: teme il secondo posto nell'ordine di arrivo. Sa che Bartali forse arriverà per primo in Paradiso. Ma che gli importa? Fausto Coppi vuole arrivare primo sulla Terra.
COPPI E BARTALI
Curzio Malaparte
Adelphi - 2009 - Euro 5,50