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Solidarietà e Beneficenza
GIAMPIERO PORZIO E FEDERICA AIELLI: IL COACH E L’ASSISTENTE DI L’AQUILA PER LA VITA.
Federica Aielli e Giampiero Porzio.
[Cristian Palmieri]


Valeria Pilolli e Federica Aielli.
[Cristian Palmieri]


Intervista a due oncologi di L’Aquila per la Vita, nell’ambito della chiusura del progetto ‘TIME OUT’ e per sensibilizzare alla partecipazione alla cena di beneficenza di venerdì 14 dicembre a Roseto, organizzata da Abruzzo Amore.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 11 Dicembre 2012 - Ore 09:00

Dopo l’intervista a Valeria Pilolli, fisioterapista che da 2 anni arricchisce e rinforza la squadra di L’Aquila per la Vita (www.sctf.it), onlus che si occupa della cura a domicilio dei malati di cancro, ho realizzato una intervista doppia (e mescolata) a Giampiero Porzio (il coach) e Federica Aielli (la vice), oncologi veterani della onlus aquilana.
Ricordo che chi vuole sostenere L’Aquila per la Vita può aderire alla cena di finanziamento organizzata al Focolare di Bacco di Roseto, venerdì 14 dicembre 2012, dalla onlus rosetana Abruzzo Amore.
 
Giampiero Porzio, il 2012 è stato un altro anno di sofferenza, a causa della crisi economica che attanaglia Europa e Italia. A voi abitanti di L'Aquila e animatori di “L'Aquila per la Vita” questa cosa... quanto vi fa ridere, visto il vostro “status”?
«E’ crisi per quelle “onlus” che vivono di fondi pubblici, di leggi omnibus, di falsi bandi regionali e nazionali. Per noi non cambia nulla. Non ci siamo mai seduti – e mai ci sederemo – al tavolo dei bari! Per quanto riguarda L’Aquila, il discorso è più complesso. La mia, ancora una volta, è una “terza posizione”: né con Berlusconi né con la Guzzanti. Miliardari che hanno parlato dell’Aquila senza dormirci una notte. E i “dissennati ciurli” – di una parte e dell’altra – ad applaudire, ipnotizzati!».
 
Federica Aielli, tu che sei la memoria storico-numerica della onlus e che come ogni buon vice-allenatore hai le statistiche, puoi ricordarci i numeri delle visite e delle famiglie assistite, dal 2006 al 2011 e nel solo anno 2011?
«Abbiamo superato le 11.000 visite e le 480 famiglie. Nel 2011 abbiamo effettuato il 64% di visite in più rispetto al 2010. Obiettivo è confermare questi risultati, integrandoli, come sempre, con un’attività di ricerca altrettanto importante».
 
Giampiero, voi - per l'anno di crisi 2012 – avevate previsto un incremento delle visite o un decremento, uniformandovi al coro?
«Avevamo previsto un aumento del numero delle visite, comunque in doppia cifra. Nel 2012, inoltre, abbiamo fatto crescere un gruppo di ricerca sulle cure domiciliari (Home Care Italy) che abbiamo creato insieme ai Colleghi di Palermo, Torino e Genova e che, in poco meno di due anni, si è affermato a livello internazionale».
 
Federica, “come va l'umanità” a L'Aquila, dopo oltre 3 anni (6 aprile 2009) dal terribile terremoto? Un tuo pensiero in libertà.
«Un nostro amico chirurgo dice che il terremoto ha aggiunto un “più” a quello che erano le persone. Chi era bravo è più bravo. Chi era stronzo è più stronzo. Lo schema della famiglia tipica aquilana (lavoro dipendente, casa di proprietà e seconda casa affittata – in nero – agli studenti) è saltato. Non ci sono più garantiti. La buona borghesia – soprattutto quella radical-chic del centro storico – è completamente spiazzata. Restano gli anziani, le famiglie con un solo reddito, le persone sole che vivono nel progetto CASE. Noi, nel nostro lavoro, li incontriamo tutti i giorni. Di queste persone, non frega niente a nessuno».
 
Giampiero, voi di “L'Aquila per la Vita” non avete mai voluto “sfruttare” il terremoto del 2009. E io ben lo so, occupandomi della vostra comunicazione. Mai una foto di macerie, mai un richiamo al terremoto sulla vostra comunicazione. Insomma, niente di niente. Avete deciso, passami la metafora, di tenervi tutte le macerie dentro. Dopo oltre 3 anni, quali sono i problemi che hanno priorità di risoluzione a tuo avviso?
«Il problema è ricostruire una rete di rapporti sociali. Lo spirito di comunità si è perso dopo pochi giorni dal terremoto. Ognuno pensa agli affari suoi. E i perditempo parlano dell’Auditorium di Renzo Piano. Come se quello fosse il problema. La gente che ha problemi di lavoro e di famiglia dell’Auditorium e di Renzo Piano se ne fotte!».
 
Federica, quanto influisce la disgregazione sociale nelle famiglie di chi deve combattere il cancro?
«Nelle persone che vivono nei piccoli paesi intorno a L’Aquila, poco. Rimangono rapporti di famiglia, di vicinato. A L’Aquila è diverso. Soprattutto nel progetto CASE la gente è molto sola».
 
Giampiero, cosa vi aiuta in questi anni durissimi, se tu dovessi fare un elenco in ordine di importanza?
«Vivere un’esperienza di lavoro che è anche – forse soprattutto – un’esperienza di vita. Dividere insieme difficoltà e successi, la fatica delle giornate di lavoro e la terza certificazione europea, arrivata nel 2011. Come disse il Capitano Ultimo: “Dividere tutto in parti uguali, come soldati.” A me, personalmente, hanno aiutato molto mia moglie Silvia, il mio bambino Carlo e tutti i miei Amici».
 
Federica, cosa vi manca di più, se tu dovessi fare un elenco in ordine di importanza?
«A noi non manca nulla. Abbiamo una casa, un lavoro ricco di soddisfazioni, tanti Amici che ci sono vicini. Ci sono persone che stanno molto peggio di noi. Noi abbiamo “scelto” di restare a L’Aquila. Nonostante tutto…».
 
Giampiero, il Progetto “TIME OUT” è stata l’ennesima dimostrazione che L'Aquila per la Vita si è guadagnata - con il lavoro e con la serietà - grande autorevolezza. C'è stata una vera e propria “corsa ad aiutarvi”. Cosa lascia - a voi guerrieri dell'associazione - questo progetto?
«Time Out ci lascia la sensazione – bellissima – di non essere soli. Tutti noi, nei momenti difficili, andiamo a sfogliare le ultime pagine della seconda edizione e vedere i tanti Amici che ci hanno aiutato, sorridenti con la loro copia di Time Out in mano, ci riempie di emozione e di energia. Guardando quelle foto alcuni di noi hanno rinunciato a contratti a sei cifre in città molto più belle di L’Aquila».
 
Giampiero, come avete scelto Valeria Pilolli, la "fisioterapista di TIME OUT"?
«Con un criterio assolutamente meritocratico. Nessuno di noi conosce i genitori di Valeria, non ci è stata segnalata da nessun politico. Sono stati alcuni Docenti del Corso di Laurea in Fisioterapia a dirci che c’era una ragazza appena laureata bravissima e molto motivata. Due parole al bar ed era dei nostri. Pochi minuti dopo aver parlato con Valeria ho telefonato a coach Ettore Messina e gli ho detto che avevo preso una vera “rookie”, senza esperienza ma con la grinta di una tigre. Ettore mi ha risposto: “Hai fatto bene! Vedrai che andrà alla grande.” Ha avuto ragione Ettore. Bisogna dare possibilità ai giovani, chiedendo solo serietà ed impegno. Avremmo potuto chiamare un direttore generale, un politico, un portaborse e farci “segnalare” una fisioterapista. Ma poi, chi lo avrebbe spiegato alla Curva di L’Aquila per la Vita?».
 
Giampiero, quanto è importante e perché è importante, nel complesso delle funzioni svolte da L'Aquila per la Vita, il ruolo di Valeria?
«Valeria è importantissima. Si dedica, prevalentemente, ai pazienti con problemi neurologici (metastasi cerebrali e vertebrali, per esempio), consentendo un significativo miglioramento della qualità della cura. Nel giro di poco tempo, Valeria ha acquisito un’esperienza unica, inserendosi in pieno nel team domiciliare».
 
Giampiero, i tuoi 3 ricordi più belli del Progetto “TIME OUT”?
«Il primo è la presentazione all’Arena 4 Palme: un sovraccarico di emozioni e ricordi. Roba da rimanerci secchi. Il secondo è quando Willie Nile ha scritto a Gabri Di Bonaventura: “You are a winner in the game of the life”. Il terzo è quando ho visto una signora con un sarcoma camminare, aiutata da Valeria, dopo mesi di immobilità al letto».
 
Federica, come gestite a livello pratico il lavoro di Valeria Pilolli?
«Valeria segue pazienti selezionati, i più difficili, quelli con problemi cerebrali. C’è un continuo scambio di informazioni fra tutti noi e Valeria, in modo da integrare al meglio le specifiche competenze».
 
Federica, Quanto e perchè èi mportante per voi non essere soltanto oncologi, ma avere in squadra anche psicologi e fisioterapisti?
«La complessità di un paziente oncologico, in qualunque fase di malattia, è tale che solo un team multisciplinare può rispondere a tutte le esigenze sue e della famiglia. E’ quello che non hanno capito i nostri politici ed amministratori, che guardano alle cure domiciliari come un sistema a basso costo per ridurre il tasso di ospedalizzazione. Non è così. Se a casa non si porta qualità, i pazienti continuano ad andare in ospedale».
 
Federica, i tuoi 3 ricordi più belli del Progetto “TIME OUT”?
«Il primo è quando ho venduto una copia ad un nostro Amico magistrato, che non ha mai visto né una partita di basket né un concerto rock. Forse, qualche volta, è andato al cinema. Il secondo è la soddisfazione di Gabri Di Bonaventura quando la seconda edizione è andata benissimo, contrariamente a quanto tu e Giampiero – pessimisti – pensavate. La terza è vedere Valeria al lavoro con noi».
 
 
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Cena di beneficenza venerdì 14 dicembre al Focolare di Bacco, per sostenere una Onlus che combatte ogni giorno contro il cancro.
 
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VALERIA PILOLLI: LA ‘FISIOTERAPISTA DI TIME OUT’.
Intervista alla fisioterapista di L’Aquila per la Vita, pagata fino a tutto il 2012 grazie al libro TIME OUT di Gabri Di Bonaventura. L’obiettivo della cena di venerdì 14 dicembre, organizzata da Abruzzo Amore, è il suo contratto 2013.
 
Luca Maggitti
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